Ucraina-Russia, il nodo del gasdotto Nord Stream 2 che attraversa il cuore dell'Europa
Chi è favorevole e chi non è d'accordo con le forniture di gas naturale alla Germania attraverso il Mar Baltico: storia di un progetto controverso
Le tensioni con la Russia sull’Ucraina non possono essere spiegate senza un elemento fondamentale: si tratta del Nord Stream 2, un gasdotto di recente realizzazione con la funzione di esportare il gas dalla Russia all’Europa, attraverso il Mar Baltico.
Nonostante la cancelliera Angela Merkel abbia in passato rassicurato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sul fatto che l’infrastruttura non sarebbe stata usata come un’arma geopolitica, è nell’agenda del nuovo governo tedesco la possibilità di inserire il Nord Stream 2 tra le sanzioni ai danni della Russia.
Ad esempio, Annalena Baerbock, ministra degli Esteri tedesca, ha affermato che “In caso di aggressione, prepareremo un pacchetto di sanzioni forti, che includono anche il Nord Stream 2″.
Naturalmente, a complicare le cose c’è il caro bollette, che sta affliggendo tutti i paesi d’Europa e che dipende, anche, da un aumento del costo del gas naturale, una risorsa sulla quale, peraltro, l’Italia fa affidamento in misura maggiore rispetto ad altre nazioni dell’Ue.
Nord Stream 2, che cos’è il gasdotto che collega la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico
Dall’area di Ust-Luga, nella regione di Leningrado, in Russia, attraverso il Mar Baltico fino all’area di Greifswald, in Germania, il gasdotto Nord Stream 2 copre un percorso di oltre 1.200 chilometri, con una capacità totale di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno. L’intenzione di stabilire un collegamento diretto tra Gazprom (la multinazionale energetica a maggioranza statale russa) e i consumatori europei garantendo in questo modo una fornitura altamente affidabile di gas russo all’Europa, in un momento in cui il continente vede un calo della produzione interna di gas e una domanda crescente di gas importato.
Il Nord Stream 2 è implementato dalla società Nord Stream 2 AG, con sede a Zurigo, in Svizzera, un consorzio internazionale di cinque grandi società costituito nel 2005 ed è il secondo gasdotto nel suo genere dopo il Nord Stream. Da un punto di vista progettuale è in effetti simile a quest’ultimo, di cui raddoppia la capacità di metri cubi di gas all’anno.
Nord Stream 2 storia, da uno studio di fattibilità del 2012 all’attuale completamento in mancanza delle certificazioni per l’entrata in esercizio
La storia del Nord Stream 2 comincia nel 2012, con uno studio di fattibilità, dagli esiti positivi, per una terza e quarta stringa di gasdotto (in aggiunta alle prime due del Nord Stream). Nell’aprile 2017, tra i finanziatori del Nord Stream 2 compaiono ENGIE, OMV, Royal Dutch Shell, Uniper e Wintershall, che firmano accordi per coprire il 50% del costo totale del progetto.
Le operazioni di posa di tubazioni nel Mar Baltico iniziano nel settembre 2018, e tre anni dopo viene completata la costruzione del Nord Stream 2. Attualmente l’opera è in attesa delle certificazioni che la rendano conforme alla normativa dell’Unione Europea. In particolare, tale certificazione è stata sospesa il 16 novembre 2021, in attesa del trasferimento di Nord Stream 2 AG in Germania, tramite una filiale nella quale trasferire i fondi.
Nord Stream 2 news, chi è contrario alla costruzione del gasdotto: Ucraina, Stati Uniti ed europa orientale
Il Nord Stream 2 non è considerato un buon affare dall’Ucraina, che guarda ai suoi interessi nazionali e alla possibilità, più concreta dopo che la Russia ha iniziato ad ammassare truppe al confine, di un’invasione da parte di Putin. Il gasdotto metterebbe in mano all’autocrate russo un’arma geopolitica, consistente nella possibilità di aggirare l’Ucraina e fornire comunque la preziosa risorsa energetica all’Europa occidentale tramite una rotta più a nord. Un percorso che taglierebbe fuori anche la Polonia e altri paesi a est del continente, che infatti si sono dichiarati contrari al progetto di raddoppiamento della capacità del Nord Stream.
Stati Uniti su Nord Stream 2, cosa vuole fare Biden e quale era stato l’atteggiamento di Donald Trump
Il gasdotto non piace agli Stati Uniti, che in passato sono riusciti a ritardarne la costruzione con sanzioni imposte sulla società che si è incaricata della realizzazione dell’opera. In un tentativo di smarcamento dalla politica estera di Donald Trump, Joe Biden ha però ritirato le ipoteche sulla costruzione del Nord Stream 2, anche per ricucire con la Germania, i cui dirigenti erano rimasti fermamente favorevoli all’ultimazione del gasdotto. Almeno prima della formazione del nuovo governo, dopo Angela Merkel.
“La nostra posizione è molto chiara: se la Russia invade l’Ucraina, in un modo o nell’altro il Nord Stream 2 non deve andare avanti”, ha ribadito un alto funzionario degli Stati Uniti. “Gli Usa si sono sempre opposti al Nord Stream 2, considerato un progetto geopolitico della Russia che compromette la sicurezza energetica e la sicurezza nazionale di una parte significativa della comunità euro-atlantica”.
Nord Stream 2 Germania, la posizione del nuovo governo sul gasdotto dopo l’atteggiamento favorevole di Angela Merkel
Quello presieduto dal socialdemocratico Olaf Scholz è infatti un esecutivo tedesco più ostile all’entrata in funzione dell’infrastruttura, anche perché al suo interno sono rappresentati i Verdi, particolarmente attenti alle questioni ambientali collegate all’esercizio del Nord Stream 2. Stavolta i tedeschi intendono utilizzare il gasdotto come un’arma geopolitica, in aperta contraddizione con quanto fatto dall’ex cancelliera. “Se la Russia invadera’ l’Ucraina, il Nord Stream 2 non andrà avanti”, ha affermato il sottosegretario di Stato, Victoria Nuland.
Sulla posizione del partito ambientalista nella maggioranza, ha pesato un rapporto del 2018 di una società tedesca (Diw) secondo la quale l’infrastruttura avrebbe “sopravvalutato significativamente la domanda di gas naturale in Germania e in Europa”.
Nord Stream 2 notizie, chi è favorevole e qual è l’atteggiamento dell’Italia
Era favorevole la Germania guidata da Angela Merkel. La cancelliera è sempre stata consapevole dell’importanza della risorsa del gas naturale, che dovrebbe fare da ponte nella transizione energetica finale verso le rinnovabili. Proprio per questo, si è sempre impegnata a non politicizzare troppo il Nord Stream 2, ma in conseguenza delle tensioni sull’Ucraina un simile esito è stato inevitabile.
Per quanto riguarda l’Italia, è chiaro che si trova in una posizione scomoda: il 42% del fabbisogno energetico italiano dipende dal gas naturale, una percentuale superiore a quanto succede nel caso della Germania (che usa molto carbone) o la Francia (che fa affidamento sul nucleare). Il Nord Stream 2 è una delle soluzioni nell’attuale stato di cose, caratterizzato da un calo della produzione interna europea di gas e da un aumento del fabbisogno, mentre le bollette dell’energia sono sempre più care.