Ucraini al confine russo, disfatta per le truppe di Putin: emergono nuovi orrori perpetrati sui civili
Le forze russe in ritirata nelle città dell'Est: gli ucraini avanzano e trovano tracce di altri orrori sui civili
L’Ucraina non si arrende, anzi i suoi militari avanzano e riconquistano vaste porzioni di territorio. I russi indietreggiano e seminano il caos, con rappresaglie che colpiscono i civili. Il ragionamento del Cremlino, da questo punto di vista, è piuttosto semplice: “Se ce ne dobbiamo andare, lo faremo non prima di aver compiuto delle rappresaglie”.
- I piani di Putin in fumo: così arrivano rappresaglie sui civili
- La Russia per terreno
- Russi in ritirata, trovate camere di tortura per i civili
I piani di Putin in fumo: così arrivano rappresaglie sui civili
Nelle scorse ore le forze di Mosca si sono così concentrate sulla la rete elettrica delle città dell’est. Tutto secondo previsioni. Kiev, infatti, aveva già messo in conto ciò che sarebbe avvenuto. Non perché abbia al suo soldo degli indovini; semplicemente è ciò che si è visto più volte in questi 200 giorni di guerra.
Nella regione di Kharkiv i piani di Putin non sono andati come lo stesso ‘Zar’ sperava. Il suo esercito ha dovuto lasciare la zona a gambe levate. Il Cremlino ha quindi deciso di sferrare attacchi contro le linee elettriche delle città di Kharkiv, Dnipro e Zaporizhzhia che sono rimaste al buio e senz’acqua (in molti frangenti senza energia elettrica non funziona la rete idrica).
La mossa della Russia è una sorta di punizione collettiva che colpisce milioni di civili. Purtroppo non una situazione inedita. “Anche attraverso tenebre impenetrabili, l’Ucraina e il mondo civilizzato vedono con chiarezza questi atti terroristici. Missili diretti in modo cinico e deliberato contro infrastrutture civili vitali”, ha sottolineato il numero uno di Kiev, Volodymyr Zelensky.
La Russia per terreno
Nell’ultima settimana, Mosca ha subito una disfatta militare. Nelle scorse ore il ministero della Difesa russo non ha detto una parola sul fatto che le forze armate del Cremlino abbiano perso terreno, con le truppe che si sono ritirate dietro il fiume Oskil. In sostanza, l’esercito ucraino è arrivato al confine: la presenza russa nella regione russofona di Kharkiv, che confina con la Russia, è quasi azzerata.
I militari ucraini, dopo aver lottato al grido di “liberazione”, hanno occupato oltre di ottomila chilometri quadrati di territorio in poco meno di una settimana, con perdite minime.
Russi in ritirata, trovate camere di tortura per i civili
La deputata ucraina Mariana Bezuhla, vice del Comitato parlamentare per la Sicurezza nazionale, la Difesa e l’intelligence, in questi giorni si trova sulla linea del fronte. Raggiunta da La Repubblica ha spiegato che i civili nelle aree liberate hanno reagito con gioia e sollievo all’arrivo dei soldati di Kiev.
“Molti – racconta Bezuhla – non ci speravano più, hanno aspettato per sei mesi, avevano perso le speranze e si chiedevano se le cose sarebbero mai tornate come prima. C’è anche molto dolore. In questi giorni i russi non hanno abbandonato soltanto carri armati e montagne di equipaggiamento militare, abbiamo trovato anche centri di detenzione per i civili e camere di tortura e ci sono tutti i segni che sono state usate. E’ ancora presto per dire di più perché la Procura ha mandato i suoi uomini a raccogliere prove e a investigare, ma è possibile dire che ci sono state violenze sui civili ucraini”.
Quando alla deputata viene chiesto se si teme una nuova Bucha e una nuova Irpin, risponde che “è possibile, ma ora è ancora troppo presto per parlare”.
Bezhula aggiunge che l’avanzata ucraina è stata così rapida che adesso il controspionaggio e i servizi di sicurezza si trovano davanti a un compito mastodontico; devono cioè capire se ci sono ancora elementi pericolosi, infiltrati e collaborazionisti: “Hanno persino abbandonato qui i maestri russi che avevano fatto trasferire nei territori occupati per insegnare il programma scolastico russo ai bambini occupati, ma su questo non posso commentare oltre”.