Triplice tentato omicidio a Napoli, sei fermati: dalla lite agli spari, come avevano organizzato l'agguato
Sei ragazzi sono stati fermati a Napoli per triplice tentato omicidio: prima la lite poi la spedizione punitiva, ecco com'è andata
Triplice tentato omicidio. Questa l’accusa che ha portato la Polizia a operare sei fermi nella giornata di venerdì 2 agosto a Napoli: tali persone, ora indagate, avrebbero organizzato una vera e propria spedizione punitiva ai danni di tre giovani.
- Agguato a Napoli: triplice tentato omicidio, 6 i fermi
- Chi erano i feriti del raid
- Dalla lite agli spari: i motivi del triplice tentato omicidio a Napoli
Agguato a Napoli: triplice tentato omicidio, 6 i fermi
I fatti risalgono alla notte del 27 giugno scorso. Ai sei vengono contestati anche i reati di porto e detenzione di armi da fuoco, tutti aggravati dalle modalità mafiose.
Secondo le indagini, svolte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Procura – Direzione Distrettuale Antimafia, tutto nacque da una lite.
Chi erano i feriti del raid
L’agguato avvenne davanti al bar Beer in Largo Banchi Nuovi, nella zona dei Decumani, pieno centro storico della città. Due i protagonisti del raid, tre le persone presenti nel gruppetto assaltato: di questi uno rimase illeso, mentre gli altri due furono feriti.
Il primo, Nunzio Saltalamacchia, 22enne, a una gamba: si tratta del figlio della tiktoker Rosa Macor, nipote di Eduardo Saltalamacchia, boss dei Quartieri Spagnoli.
Il terzo, Alessio Bianco, 25enne, fu colpito in modo più grave e ricoverato in prognosi riservata ma il suo ferimento sarebbe avvenuto per sbaglio.
Dalla lite agli spari: i motivi del triplice tentato omicidio a Napoli
Ancora da accertare le cause del litigio che portò poi agli spari nel centro di Napoli. I sei sono in attesi dell’udienza di convalida davanti al gip.
I presunti assalitori avrebbero pianificato la vendetta nei minimi dettagli: dei 6, tre avrebbero progettato l’agguato, due l’avrebbero eseguito e un sesto avrebbe dovuto prelevare i due killer e ospitarli a casa sua in provincia di Caserta.
Tra i fermati c’è anche un nipote del ras Masiello del Largo Baracche.