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Rigopiano: 22 archiviazioni, lo sfogo del padre di una vittima

Il gip di Pescara ha archiviato le posizioni di 22 indagati per la tragedia di Farindola, tra questi anche quelle dei 3 ex governatori dell'Abruzzo

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Il gip del tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, ha disposto l’archiviazione di 22 indagati nell’inchiesta madre sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), avvenuto il 18 gennaio 2017, quando una valanga travolse il resort provocando la morte di 29 persone. Secondo quanto riportato da Ansa tra gli indagati che hanno ottenuto l’archiviazione ci sono anche gli ex governatori della Regione Abruzzo.

Secondo quanto rilevato dal gip “non si ritiene che gli elementi investigativi indicati negli atti di opposizione possano incidere sulle risultanze investigative, precise ed esaustive, raccolte dal pm, non potendo sminuire le considerazioni da questi assunte nella richiesta di archiviazione e condivise da questo giudice. Pertanto può affermarsi che le risultanze investigative non permettono di sostenere l’accusa in giudizio”

Colantonio ha disposto l’archiviazione per gli ex governatori della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi. Escono dal processo anche gli assessori che si sono succeduti alla Protezione civile, Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca.

A chiedere l’archiviazione erano stati il procuratore capo Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia. Alla richiesta si erano opposti alcuni legali dei familiari delle vittime, ma il gip ha respinto le opposizioni e oggi ha disposto l’archiviazione.

Rigopiano, lo sfogo del papà di una vittima

“L’unico a pagare, fino a oggi, sono io per aver portato i fiori a Stefano, e sto affrontando un processo per questo”. È questo lo sfogo di Alessio Feniello, papà di Stefano, una delle 29 vittime dell’Hotel Rigopiano di Farindola, dopo l’archiviazione di 22 indagati nell’inchiesta madre sul disastro del resort. Il genitore, a gennaio scorso era stato condannato a pagare una multa di 4.550 euro per aver violato i sigilli giudiziari con l’intento di portare dei fiori nel luogo in cui era morto il figlio.

Stefano Feniello, che era al resort con la fidanzata Francesca Bronzi, scampata alla tragedia, per festeggiare il compleanno, è noto anche per un’altra vicenda. Durante i soccorsi, il suo nome fu inserito dalla Prefettura in un elenco di nomi di cinque superstiti che sarebbero arrivati a breve in ospedale. Per giorni i genitori lo attesero, con la speranza di poterlo riabbracciare ogni volta che un’ambulanza entrava in pronto soccorso. Ma si era trattato solo di un errore: di Stefano, in ospedale, arrivò solo il corpo.

Sottolineando di essere l’unico a pagare, Alessio Feniello afferma che “chi mi ha detto che mio figlio era vivo, facendomi illudere per quattro giorni che sarebbe tornato a casa no, perché l’ha fatto a fin di bene. Io invece i fiori a mio figlio perché li ho portati? Per fare del male a qualcuno? Ma ce l’avete una coscienza? Sono schifato. Qualcuno deve spiegarmi come è possibile che a pagare siano sempre e solo i poveracci, mentre chi sta al potere può stare tranquillo, sbagliare, uccidere, e rimanere al proprio posto”.

“Alla fine la colpa sarà di chi stava in hotel, di chi lavorava a Rigopiano e di chi c’è andato in vacanza. Il giudice ha accolto la richiesta di archiviazione nei confronti dei funzionari della Regione e dei personaggi che ci hanno fatto credere che Stefano era vivo, uccidendolo due volte. L’archiviazione è un colpo che fa molto male. Mi sento preso in giro dalla giustizia” ha proseguito, secondo quanto sottolineato da Ansa.

Ancora Feniello: “Ma veramente un giudice può dire una cosa del genere a dei genitori che per quattro giorni hanno creduto che il figlio fosse vivo? Non hanno commesso errore perché erano in buona fede? E noi, allora? Noi non dobbiamo più credere a nessuno, perché se le autorità ci dicono una cosa, dobbiamo pensare che può essere anche il contrario, che può essere un errore in buona fede”.

“Io non credo più a nulla, il processo possono anche non farlo a questo punto, ormai non ha senso credere nella giustizia. Se non fosse per la promessa fatta a Stefano, avrei già abbandonato tutto. Questa è l’Italia”, conclude Feniello.

Tragedia Rigopiano, i nomi degli indagati archiviati

Ad ottenere l’archiviazione anche Daniela Acquaviva, funzionaria della Prefettura di Pescara nota per avere risposto telefonicamente al primo allarme lanciato telefonicamente dal ristoratore Quintino Marcella, la quale però resta imputata nel procedimento bis per depistaggio.

Tra i 22 indagati la cui posizione è stata archiviata ci sono l’ex sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli, la funzionaria della Protezione Civile Tiziana Caputi, l’ex vice presidente della Regione Abruzzo Enrico Paolini, l’ex direttore generale della Regione Abruzzo Cristina Gerardis.

Archiviazione anche per, Giovanni Savini, direttore del Dipartimento di protezione civile per tre mesi nel 2014; Silvio Liberatore, responsabile della sala operativa della Protezione civile, Antonio Iovino, dirigente del servizio di Programmazione di attività della protezione civile, Vittorio Di Biase, direttore del Dipartimento opere pubbliche fino al 2015 e Vincenzino Lupi, responsabile del 118.

Infine archiviazione, soltanto per alcune ipotesi di reato, anche per l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, per Andrea Marrone, consulente incaricato per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni, per Bruno Di Tommaso, legale responsabile della Gran Sasso Resort & Spa, e per Carlo Giovani, dirigente della Protezione civile.

Fonte foto: Ansa

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