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Tangenti al Miur, l'ex dirigente Giovanna Boda si difende: "Ero depressa, si sono approfittati di me"

L'ex dirigente Miur Giovanna Boda, accusata di corruzione, ha dichiarato che in tanti hanno approfittato del suo periodo di instabilità per trarre vantaggi

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Simone Cadoni

GIORNALISTA

Giornalista, scrive di cronaca, politica e altre tematiche legate all’attualità.

La vicenda legata alla corruzione negli appalti del ministero dell’Istruzione si arricchisce con la diffusione di alcune dichiarazioni difensive dell’ex dirigente Giovanna Boda.

Prima del recente rinvio a giudizio depositato dalla procura di Roma al termine dell’inchiesta, l’ex capo Dipartimento per le Risorse umane del dicastero aveva spiegato ai pm di essere stata “vittima” di una cura ormonale che l’ha spinta verso la depressione.

Secondo il suo racconto in molti si sarebbero approfittati della sua instabilità, che le avrebbe impedito di restituire le somme versate periodicamente come “regali” dal suo presunto corruttore, l’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco.

Il verbale con le parole di Giovanna Boda

I dettagli del verbale delle parole rilasciate da Giovanna Boda sono stati pubblicati dal quotidiano ‘La Verità’ in un articolo firmato da Giacomo Amadori.

Le dichiarazioni sono state raccolte a luglio, ma evidentemente visto lo sviluppo dell’inchiesta non sono state ritenute valide dalla procura.

Come si legge nel virgolettato proveniente dalle carte, l’ex dirigente Miur ha spiegato che la forte cura farmacologica a cui si era sottoposta l’aveva portata ad avere “comportamenti compulsivi, depressione e alterazione della realtà”.

Giovanna Boda in uno scatto del 2012 nell’ambito del Premio Giornalistico Ischia

Affermando di non ricordare dettagliatamente le singole dazioni o utilità, la donna accusata di corruzione ha raccontato di “non aver avuto la prontezza” di sottrarsi “alla grave situazione creata”.

Miur, lo scandalo delle tangenti

Le indagini sono state coordinate dal pm Carlo Villani e condotte dalla Guardia di Finanza attraverso l’analisi dei flussi di denaro e delle segnalazioni di operazioni sospette.

Tra le prove raccolte nei confronti di Giovanna Boda, insieme ad alcune testimonianze ci sarebbero importanti documenti acquisiti presso banche e scuole, oltre che al ministero dell’Istruzione.

Secondo l’ipotesi accusatoria l’ex funzionaria del Miur, incaricata delle procedure per la selezione dei progetti scolastici, contando sull’intermediazione di alcuni collaboratori, “tutti consapevoli dell’accordo corruttivo”, avrebbe ricevuto indebitamente dall’imprenditore la dazione o la promessa di denaro di circa 3 milioni di euro.

Federico Bianchi di Castelbianco erano riconducibili tre società e una fondazione, enti che tra il 2018 e il 2021 si sono aggiudicati affidamenti da parte degli istituti scolastici per un totale di 23,5 milioni di euro.

Tra le contestazioni avanzate a Boda c’è anche quella di aver anticipato via mail, prima della pubblicazione, la bozza del bando relativo al “finanziamento di progetti scolastici per il contrasto della povertà educativa”.

L’accusa di Boda ai suoi collaboratori

Come si evince dal verbale pubblicato da ‘La Verità’, l’ex dirigente del ministero dell’Istruzione ha dichiarato che i suoi collaboratori, tra cui la segretaria e l’autista, “erano assolutamente consapevoli delle dazioni di Bianchi di Castelbianco”.

Secondo la sua accusa, erano talmente consci da “concordare” direttamente con l’imprenditore le modalità con le quali far pervenire i soldi.

“Io ho più volte detto che ero disperata e che non sapevo come uscire da questa situazione – ha confessato Boda – ma loro piuttosto che farmi desistere ne alimentavano il protrarsi dicendomi di stare tranquilla. Nel frattempo io continuavo a effettuare spese compulsive senza senso”.

E sarebbe stato proprio il comportamento compulsivo, a sua detta, a indurla a “spendere tutti i soldi” ricevuti da Bianchi di Castelbianco. “Tanto è vero che non ho più niente”, ha ammesso l’ex dirigente Miur.

 

Fonte foto: ANSA

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