NOTIZIE
STORIE

Sulle stragi di Bologna-Ustica spunta un documento inedito con appunti del ministro Lagorio: cosa c'è scritto

Dalle ultime desecretazioni sulle stragi di Bologna e Ustica è emerso un documento dell'allora ministro della Difesa Lagorio, che conterrebbe nuovi elementi

Pubblicato:

Claudio Carollo

GIORNALISTA

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di cronaca e attualità economico-politica, interessandosi nel tempo di tematiche sociali e sport. Ha collaborato con diverse testate nazionali, con esperienze anche in radio.

Un documento inedito potrebbe rivelare degli elementi importanti su un ipotetico collegamento tra due delle stragi che più hanno segnato la storia dell’Italia: quella di Bologna e quella di Ustica. Come riferisce Adnkronos, tra le carte di recente desecretazione, depositate nell’Archivio di Stato a ottobre 2023 in seguito alla direttiva Renzi, sono emersi infatti gli appunti del ministro della Difesa del governo Cossiga II, Lelio Lagorio. Gli scritti riportano i contenuti di un vertice di Palazzo Chigi tra le più alte cariche dello Stato nell’immediatezza dell’attentato alla stazione del 2 agosto 1980 che causò 85 vittime e 200 feriti, nel quale si sarebbe affrontata anche la matrice dell’incidente aereo dell’Itavia Dc9 del 27 giugno dello stesso anno, in cui morirono 81 persone.

Gli appunti

Si tratta della riunione congiunta del 5 agosto del 1980 tra il Comitato interministeriale per le informazioni e la sicurezza (Ciis) e il Comitato esecutivo per i servizi di informazione e di sicurezza (Cesis), presieduta dall’allora presidente del consiglio Francesco Cossiga.

Attorno al tavolo dei ministri furono presenti  figure apicali delle forze dell’ordine, dei Servizi segreti e della Difesa, tra cui il responsabile del dicastero, Lelio Lagorio, che annotò a mano gli interventi dei partecipanti in alcuni fogli finora sconosciuti, i quali potrebbero fornire oggi dei dettagli significativi per la ricerca della verità sulle due stragi.

Il resoconto ufficiale

I contenuti di quel vertice di Palazzo Chigi sono stati documentati finora soltanto dal resoconto ufficiale, al centro dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta del terrorismo e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, presieduta dall’allora senatore Giovanni Pellegrino.

Il verbale della riunione, convocata appositamente a tre giorni dalla strage di Bologna, contiene gli interventi dei presenti sugli accertamenti in corso e sulle ipotesi investigative dell’attentato, per il quale anni dopo verranno condannati gli ex Nar Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini in via definitiva, Gilberto Cavallini in primo grado e in appello e Paolo Bellini in primo grado come esecutori materiali.

La matrice del terrorismo di destra emergerebbe subito come pista principale dalle analisi del Capo della Polizia di allora, il prefetto Giovanni Rinaldo Coronas e del generale Umberto Cappuzzo, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, così come anche il presidente Cossiga sottolinea che le stesse “modalità di esecuzione della strage riconducono alla destra eversiva”.

Soccorritori al lavoro tra le maceria della stazione di Bologna, nel giorno dell’attentato

Tra i contributi si registra anche quello del ministro dell’Industria, Antonio Bisaglia, che oltre a tenere in “massima considerazione” l’ipotesi dell’eversione di destra, ipotizza anche un “collegamento tra l’attentato di Bologna e l’incidente, accaduto alla fine dello scorso giugno, a un Dc9 dell’Itavia in viaggio da Bologna a Palermo”, cioè la strage di Ustica, incidente che, secondo i primi accertamenti richiamati dal ministro dei Trasporti Salvatore Formica, “potrebbe essere dovuto a una collisione in volo oppure ad una forte esplosione”.

Il collegamento tra le due stragi

La tesi di possibile legame tra la strage di Bologna e quella di Ustica sarà ripresa anni dopo, nel 1995, nelle indagini coordinate dal giudice Rosario Priore dirette proprio ad approfondire gli argomenti della riunione di Palazzo Chigi del 5 agosto 1980, interrogando i partecipanti anche su quanto ipotizzato dallo stesso Bisaglia.

La maggior parte delle autorità sentite dal magistrato, tra le quali lo stesso ministro della Difesa dell’epoca Lelio Lagorio, affermerà di non ricordare il vertice indetto dopo l’attentato alla stazione e dichiarerà di non rammentare tantomeno l’intervento del ministro dell’Industria su un eventuale collegamento tra il Dc9 e la bomba del 2 agosto.

Questa teoria sarà però ripresa anni dopo in Commissione Stragi dal senatore Giuseppe Zamberletti, nella X legislatura, e soprattutto dal deputato Vincenzo Fragalà, nella XIII legislatura, il quale in una riunione della stessa Commissione del 29 settembre 1998, fa riferimento al “verbale supersegreto riservatissimo del Ciis, della riunione del Comitato interministeriale di sicurezza del 5 agosto 1980, tre giorni dopo la strage di Bologna”.

“Ebbene – affermerà Fragalà – questo verbale segretissimo fu tenuto tale per 16 anni e addirittura, alla fine di questo verbale, si disse tra i presenti: non se ne deve parlare ai magistrati. Voi sapete che abbiamo chiamato tutti i presenti a quella riunione e tutti hanno detto di non ricordare nulla, di avere dimenticato tutto, di non sapere e di non ricordare nulla su quel problema della pista libica”.

L’importanza degli scritti di Lagorio

In questo senso, gli appunti non ufficiali e rimasti per decenni sconosciuti di Lagorio potrebbero svelare dei dettagli rilevanti di quella riunione durante la quale i massimi livelli, istituzionali e degli apparati di sicurezza dello Stato si confrontarono subito dopo la strage del 2 agosto 1980.

“Sarà importante decrittare questi appunti di Lagorio così come qualsiasi reperto che riemerga dal passato può servirci a correggere il quadro di insieme che fino ad adesso ci siamo fatti – ha commentato ad Adnkronos Giovanni Pellegrino, ex senatore ed ex presidente della Commissione Stragi – È la bellezza della ricerca storica che non si ferma mai, come invece è fatale che si fermi la ricerca della verità giudiziaria”.

“Io per Ustica – ha aggiunto – continuo a dire che non si è capito niente: lo stesso Priore, che è il magistrato che in sede giudiziaria è andato più avanti sul piano del combattimento aereo, ha escluso che il Dc9 fosse stato colpito da un missile e formulò le due ipotesi del quasi missile e quasi collisione”.

“A me resta la perplessità che non può essere stato un remake di piazza Fontana – ha detto ancora Pellegrino – Non possiamo pensare che, a 11 anni di distanza di piazza Fontana, in Italia ci fosse ancora chi voleva fermare i comunisti e pensava a uno spostamento a destra dell’asse politica italiana. La situazione era tutta diversa”.

“Su Bologna io penso che le vere finalità della strage non sono state percepite, indipendentemente da chi l’abbia compiuta”, è la conclusione dell’ex presidente della Commissione Stragi.

Le associazioni dei familiari delle vittime

“Un singolo documento potrebbe essere anche interessante, ma andrebbe messo in relazione con altri documenti” ha dichiarato il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, Paolo Bolognesi, commentando la scoperta degli appunti di Lagorio, ponendo anche l’attenzione sugli archivi personali di ex esponenti di governo “chiamiamoli ‘privati’ ma si tratta in realtà di documenti pubblici ed è in corso uno studio per fare in modo che diventino dello Stato”.

“È un’anomalia italiana – continua Bolognesi – bisogna capire come fare in modo che non siano più all’interno di fondazioni o archivi privati, ma che diventino pubblici affinché, se segreti, abbiano il loro percorso altrimenti siano un patrimonio per l’Italia”. Secondo Bolognesi, con le desecretazione si apre “un discorso estremamente ampio”: “I vari documenti prima sono stati depositati in un certo modo, poi con ultima direttiva Draghi, ci sono state più specifiche quindi c’è da fare riesame generale.”

“Noi stiamo ben seguendo che vada avanti il processo di desecretazione e continuiamo ad andare avanti sperando che ci siano elementi che possano servire – ha aggiunto Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica – Finora non ce ne sono stati, non si sono trovate carte che parlano, con un minimo di contenuto, della vicenda di Ustica. Andiamo avanti e speriamo si trovi altro materiale rispetto a quello trovato finora”.

“Nella famosa riunione di Palazzo Chigi si parlò della strage di Bologna” ha sottolineato: “Ciò che finora è stato depositato, è scarno di attenzione sulla vicenda di Ustica – ha osservato Bonfietti riguardo alle recenti desecretazioni – o è stato tutto distrutto, come dice il giudice Priore, oppure le cose sono ben nascoste e ancora non si sono trovate le carte che parlano della vicenda né nei Servizi segreti né nei ministeri. O sono carte molto nascoste o sono state distrutte o bisogna cercare meglio”.

“Noi speriamo che possano arrivare dalle desecretazioni elementi nuovi sia per evitare ricostruzioni mistificatorie sia per fare chiarezza – ha detto Giuliana Cavazza, presidente onoraria dell’Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica – È chiaro che è molto presto per dirlo. Occorre capire e incrociare con altro perché da un solo documento è difficile farsi un’idea, si rischia di incorrere in grandi errori”.

Fonte foto: ANSA

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963