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CRONACA NERA

Suicidio a Senigallia, l'ultimo messaggio del 15enne: "Non ce la faccio più", tirato in ballo il professore

Gli ultimi messaggi del 15enne prima del suicidio a Senigallia tirano in ballo un professore della scuola frequentata dal ragazzo: le sue parole

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Stefano D'Alessio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista. Laureato in Comunicazione, per anni si è occupato di sport e spettacolo. Scrive anche di attualità, cronaca e politica. Ha collaborato con importanti testate e programmi radio e tv, a livello nazionale e locale.

Continuano a emergere nuovi elementi sul suicidio a Senigallia dello studente di 15 anni che, nella mattinata di lunedì 14 ottobre, si è tolto la vita sparandosi con la pistola d’ordinanza del papà (vigile urbano): in particolare, sono spuntati gli ultimi messaggi del giovane, contenenti il suo “grido d’aiuto”.

Gli ultimi messaggi del 15enne prima del suicidio a Senigallia

A riportare i (7) messaggi WhatsApp del 15enne è stato il Corriere della Sera: il giovane li ha inviati mercoledì 9 ottobre alla madre.

Le sue parole: “Mamma, ho parlato col prof di sostegno gli ho detto che voglio andare via dalla scuola”. E poi: “Perché mi trovo male”, “Non ce la faccio più, l’ho spiegato al prof” ma “lui non fa nulla, non mi ascolta, ha detto che la scuola fino a 16 anni è obbligatoria”.

Il drammatico fatto di cronaca si è verificato a Senigallia, in provincia di Ancona.

Le accuse dei genitori del 15enne suicida a Senigallia

Nei messaggi il 15enne non fa esplicito riferimento ai presunti atti di bullismo subiti, raccontati invece ai carabinieri dal padre: “Sempre lo stesso gruppetto di compagni era solito toccarlo, strizzargli i capezzoli in palestra, dargli botte nelle sue parti intime, manate che se anche non date con forza elevata il dolore si sente comunque”.

Il papà del 15enne ha aggiunto: “Non aveva atteggiamenti omosessuali e dal nostro punto di vista era un ragazzo eterosessuale, ma anche se così non fosse stato sia chiaro che per noi non ci sarebbero stati problemi”. Secondo il racconto del genitore, tre compagni “cantilenavano il suo cognome con modalità femminili al punto da costringerlo talvolta a indossare gli auricolari per non sentirli”.

Ai carabinieri, il padre del ragazzo suicida ha poi detto: “Nostro figlio diceva a sua madre che i professori non riprendevano in classe questi alunni che offendevano lui o altri, ma talvolta facevano come finta di non accorgersi di nulla”.

Attraverso l’avvocata Pia Perricci, la mamma del 15enne ha aggiunto che il prof di sostegno, quello citato nei messaggi WhatsApp, pur dopo aver parlato con l’alunno non l’avrebbe mai chiamata, neanche per segnalarle il disagio del figlio.

La versione di una compagna di scuola del 15enne

La ragazzina del gruppo di tre compagni del 15enne suicida si è presentata dai carabinieri mercoledì 16 ottobre per affermare che non è vero che lo maltrattavano e che questa non è una storia di bullismo.

Stando alla sua versione sul suicidio di Senigallia, il giovane si sarebbe sparato solo per un brutto voto (4,5) ricevuto per un compito d’informatica. Il compito, però, come fatto notare dall’avvocata Perricci, sarebbe stato corretto e valutato a scuola solo lunedì e il ragazzo, quindi, non poteva sapere il voto che aveva preso.

Fonte foto: ANSA

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