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Sindacalista ucciso, il dolore della moglie: "Aspetto giustizia"

Parla la moglie di Adil Belakhdim, il sindacalista dei Cobas travolto e ucciso da un camion durante un presidio dei lavoratori nel Novarese

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

“Conosceva la prepotenza dei padroni, così aveva scelto di difendere i diritti degli altri”. Così Assia Lucia Marzocca, 33 anni, la moglie pugliese di Adil Belakhdim, in una intervista a Repubblica descrive il marito, il sindacalista dei Cobas travolto e ucciso da un camion durante un presidio dei lavoratori a Biandrate, nel Novarese.

La donna lo aspettava in Marocco, dove si trova da gennaio con i loro due figli piccoli: “Aveva già preso i biglietti, sarebbe dovuto arrivare domenica. Era da mesi che voleva tornare da noi, dai suoi due bambini che hanno solo sei e quattro anni. Il Covid purtroppo aveva reso difficile gli spostamenti”.

Ora sta solo aspettando il via libera del magistrato per farlo tornare nella sua terra d’origine e organizzare il funerale.

La 33enne ha rivelato di aver appreso della morte di Adil dai social: “Me l’ha detto mia mamma che l’aveva visto su Facebook. È stato un shock per noi saperlo così, subito pensavo che magari potesse essere ancora vivo, che si fossero sbagliati, invece poi ho capito che era proprio così”.

E di aver già detto ai suoi figli che il loro papà non tornerà più: “Ovviamente sono piccoli per capire. Ho cercato il modo giusto per spiegare cosa fosse successo”.

Marzocca ha parlato anche del camionista che ha travolto e ucciso suo marito: “Mi sembra ancora impossibile: non riesco a capire perché abbia fatto una cosa del genere. Sapeva che c’era tanta gente, che avrebbe fatto male a qualcuno e sapeva anche le conseguenze, che sarebbe andato in carcere”.

“Per me – ha detto – l’ha fatto apposta, per questo ha detto così in quella telefonata, ma non capisco perché. Anche lui è un papà, anche lui ha due bambini… è terribile”.

La moglie del sindacalista ucciso decrive così il marito: “Era già da cinque anni che era entrato nei Cobas. Gli piaceva tantissimo. Lui era stato magazziniere nella logistica e conosceva bene le difficoltà di questo lavoro, la prepotenza dei padroni, così aveva scelto di difendere i diritti degli altri“.

“Era carismatico e sapeva parlare con tutti. Certamente in passato aveva conosciuto il razzismo, i turni massacranti. I suoi colleghi lo stimavano molto: mi hanno detto tutti che era come un fratello per loro, so che non ci lasceranno soli”.

La donna ha detto di aspettarsi giustizia: “Voglio solo che Abil abbia una giustizia vera. Per lui e per tutti noi. Non é giusto morire così”.

Fonte foto: ANSA
Sindacalista travolto e ucciso in una manifestazione da un camion

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