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Serbia-Kosovo, spari e barricate al confine: tensione altissima, il premier Kurti lancia l'ultimatum

Tensione altissima al confine tra Serbia e Kosovo: erette barricate, il premier Kurti lancia un ultimatum. Tutto è cominciato da un arresto

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Cristiano Bolla

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cinema, televisione, nuovi media e spettacolo, scrive anche di cronaca e attualità. Laureato in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo con Master in Drammaturgia e Sceneggiatura, ha lavorato per diverse produzioni prima di muovere i primi passi nelle redazioni di testate giornalistiche di Torino e Milano. Attualmente collabora anche con importanti riviste di settore.

Cresce la tensione al confine tra Serbia e Kosovo, nelle zone dello Stato a riconoscimento limitato nelle quali vive molta popolazione serba. L’arresto di un ex agente ha causato disordini, barricate e spari. Scambio di accuse incrociate tra premier e Presidenti.

Barricate in Kosovo: alta tensione con la Serbia

Venti di guerra tornano a soffiare sui Balcani: le proteste per l’arresto dell’ex poliziotto serbo-kosovaro Dejan Pantic da parte della popolazione serba hanno portato ad un escalation di guerriglia e uno scontro istituzionale senza precedenti dal 1999.

Nel nord del Kosovo i serbi locali hanno eretto barricate: camion bloccano le strada e sono state poggiate a terra grosse croci bianche, simbolo della Serbia. Non solo: la tv pubblica serba riferisce spari e detonazioni nei pressi di Rudare, villagio a pochi kilometri da Mitrovica, capoluogo del Kosovo del Nord.

La zona è ad alta tensione interetnica e qui sono presenti le pattuglie della Forza Nato Kfor e della missione civile europea Eulex. Il sistema di istruzione serbo ha stabilito la chiusura delle scuole a partire da oggi.

Quale è il motivo degli scontri serbo-kosovari

A riaccendere la miccia in un’area già storicamente sensibile è stato il recente arresto dell’ex poliziotto serbo-kosovaro Dejan Pantic: l’uomo è stato accusato di essere coinvolto in reati di terrorismo e attentato all’ordine costituzionale.

Giorni fa, si è dimesso insieme ad ad altri 600 ufficiali serbi del Kosovo nell’ambito della campagna di boicottaggio lanciata da Lista Serbia, che ha provocato un terremoto nelle municipalità della regione guidate dai serbi.

La lista, guidata da Goran Rakic, protesta contro la nomina di un ministro kosovaro per le Comunità non proveniente dal partito sostenuto da Belgrado. Il Kosovo si è dichiarato indipendente nel 2008, ma già dalla guerra del 1999 è sotto protettorato internazionale della Nato.

Il premier Kurti ha lanciato un ultimatum

La politica non sta rimanendo a guardare: le tensione e le barricate sono state duramente contestate dal premier kosovaro Albin Curti, secondo il quale la Serbia vorrebbe iniziare una nuova guerra e appoggerebbe gruppi criminali per destabilizzare il nord del Paese.

In conferenza stampa, ha ribadito che “Il passato deve restare tale” e rivendica la natura democratica del Kosovo. Ha lanciato un ultimatum: la popolazione serba avrebbe fino a questa sera per rimuovere le barricate.

Albin Kurti,  primo ministro del Kosovo a febbraio 2021 (già premier tra febbraio e giugno 2020)

Stando a Vecherne Novosti, Kurti avrebbe anche già informato i Paesi del Quintetto sul Kosovo (Usa, Regno Unito, Francia, Germania, Italia) sul fatto che le strutture di sicurezza del Kosovo, guidate dalle Unità speciali di polizia Njso, “prenderanno tutte le misure per rimuovere le barricate nel nord”.

La risposta delle autorità della Serbia

Parole, quelle di Kurti, che non sono passate alla leggera in Serbia. Il presidente Aleksandar Vucic ha convocato per stasera una riunione d’emergenza del Consiglio per la sicurezza nazionale.

Goran Rakic della Lista Serbia sostiene che Kurti abbia intenzione di perseguitare il popolo serbo e “scatenare una tempesta” inviando la polizia nella zona delle barricate. Invoca Kfor e Eulex per “impedire il caos che Kurti sta preparando”.

Sulle tensioni nella regione si è espressa anche la premier serba Ana Brnabic, secondo cui le barricate sono state erette “non solo perché i loro diritti umani fondamentali sono minacciati, ma anche per proteggere l’accordo di Bruxelles e la cui attuazione dovrebbe essere garantita dall’Ue”.

Fonte foto: ANSA

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