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Scavi archeologici clandestini tra Puglia e Campania: 51 indagati per traffico di monete d'oro e vasi antichi

Sono 51 le persone indagate per scavi archeologici clandestini tra Puglia e Campania. L'organizzazione criminale vendeva i reperti sul mercato estero

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Giuseppe Pastore

GIORNALISTA

Giornalista professionista, si occupa di attualità e politica parlamentare seguendo i lavori di Camera e Senato. Laureato in Giurisprudenza, muove i primi passi nel giornalismo scrivendo di cronaca e politica in Puglia per poi collaborare con alcune testate nazionali.

Una vera e propria organizzazione criminale dedita agli scavi archeologici che operava non sono in Italia, ma anche all’estero. Ci sono 16 arresti e 5 obblighi di firma e dimora, tra i provvedimenti emessi all’alba del 24 maggio grazie all’azione dei carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. L’operazione è stata condotta in collaborazione con il Ros di Roma e con lo Squadrone eliportato ‘Cacciatori Puglia’. Attualmente risultano indagate 51 persone.

Il traffico illecito di reperti archeologici in Puglia

Stando a quanto emerso dalle indagini, l’organizzazione aveva la sua base operativa a Canosa di Puglia, Comune della sesta provincia pugliese (Barletta-Andria-Trani).

Le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Trani ha ricostruito la modalità d’azione del gruppo. Da un lato c’erano i tombaroli che si occupavano materialmente degli scavi illeciti.

Alcune delle monete archeologiche sequestrate dai Carabinieri

Dall’altra parte, invece, c’erano alcuni ricettatori pugliesi che avvalendosi dell’aiuto di trafficanti di reperti archeologici riuscivano a vendere vasi e monete sui mercati clandestini non solo italiani, ma anche esteri.

Sequestrati vasi e monete in oro, argento e bronzo

Il sodalizio, si legge nella nota diramata dai Carabinieri, aveva anche diramazioni in Campania, nel Lazio e nel resto della Puglia.

Il gruppo, spiegano gli investigatori, «aveva avviato un fiorente canale commerciale di monete archeologiche che, frutto di scavi clandestini eseguiti in Puglia e Campania, venivano poi cedute dai vari ricettatori ai diversi trafficanti internazionali, i quali provvedevano a immetterle sul mercato illecito globale, attraverso Case d’asta estere».

Tra i reperti archeologici sequestrati ci sono ceramiche e monete in oro, argento e bronzo. Gli investigatori, inoltre, hanno posto sotto sequestro anche gli arnesi utilizzati per gli scavi, 60 metal detector e la documentazione che attesta le transazioni illecite.

La maxi operazione e le indagini durate un anno

Al momento sarebbero 51 le persone indagate. La maxi operazione contro il traffico illecito di reperti archeologici ha condotto a 21 misure restrittive.

Sono 16, infatti, le persone arrestate e 5 quelle a cui è stato imposto l’obbligo di firma e dimora. Altrettante sono state le perquisizioni condotte tra la Puglia, la Basilicata, il Lazio, la Campania e l’Abruzzo.

Le indagini, durate circa un anno, hanno coinvolto circa 300 militari. Nell’operazione si è rivelato fondamentale consultare la banca dati del Ministero della Cultura che segnala i beni culturali illecitamente sottratti.

Non è la prima volta che la cronaca restituisce vicende simili. Nell’ottobre del 2021 a Pompei c’era stato un furto nell’area degli scavi aperta al pubblico. Questa volta però si va ben oltre un furto.

Fonte foto: ANSA

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