Scavi archeologici clandestini tra Puglia e Campania: 51 indagati per traffico di monete d'oro e vasi antichi
Sono 51 le persone indagate per scavi archeologici clandestini tra Puglia e Campania. L'organizzazione criminale vendeva i reperti sul mercato estero
Una vera e propria organizzazione criminale dedita agli scavi archeologici che operava non sono in Italia, ma anche all’estero. Ci sono 16 arresti e 5 obblighi di firma e dimora, tra i provvedimenti emessi all’alba del 24 maggio grazie all’azione dei carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. L’operazione è stata condotta in collaborazione con il Ros di Roma e con lo Squadrone eliportato ‘Cacciatori Puglia’. Attualmente risultano indagate 51 persone.
- Il traffico illecito di reperti archeologici in Puglia
- Sequestrati vasi e monete in oro, argento e bronzo
- La maxi operazione e le indagini durate un anno
Il traffico illecito di reperti archeologici in Puglia
Stando a quanto emerso dalle indagini, l’organizzazione aveva la sua base operativa a Canosa di Puglia, Comune della sesta provincia pugliese (Barletta-Andria-Trani).
Le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Trani ha ricostruito la modalità d’azione del gruppo. Da un lato c’erano i tombaroli che si occupavano materialmente degli scavi illeciti.
Dall’altra parte, invece, c’erano alcuni ricettatori pugliesi che avvalendosi dell’aiuto di trafficanti di reperti archeologici riuscivano a vendere vasi e monete sui mercati clandestini non solo italiani, ma anche esteri.
Sequestrati vasi e monete in oro, argento e bronzo
Il sodalizio, si legge nella nota diramata dai Carabinieri, aveva anche diramazioni in Campania, nel Lazio e nel resto della Puglia.
Il gruppo, spiegano gli investigatori, «aveva avviato un fiorente canale commerciale di monete archeologiche che, frutto di scavi clandestini eseguiti in Puglia e Campania, venivano poi cedute dai vari ricettatori ai diversi trafficanti internazionali, i quali provvedevano a immetterle sul mercato illecito globale, attraverso Case d’asta estere».
Tra i reperti archeologici sequestrati ci sono ceramiche e monete in oro, argento e bronzo. Gli investigatori, inoltre, hanno posto sotto sequestro anche gli arnesi utilizzati per gli scavi, 60 metal detector e la documentazione che attesta le transazioni illecite.
La maxi operazione e le indagini durate un anno
Al momento sarebbero 51 le persone indagate. La maxi operazione contro il traffico illecito di reperti archeologici ha condotto a 21 misure restrittive.
Sono 16, infatti, le persone arrestate e 5 quelle a cui è stato imposto l’obbligo di firma e dimora. Altrettante sono state le perquisizioni condotte tra la Puglia, la Basilicata, il Lazio, la Campania e l’Abruzzo.
Le indagini, durate circa un anno, hanno coinvolto circa 300 militari. Nell’operazione si è rivelato fondamentale consultare la banca dati del Ministero della Cultura che segnala i beni culturali illecitamente sottratti.
Non è la prima volta che la cronaca restituisce vicende simili. Nell’ottobre del 2021 a Pompei c’era stato un furto nell’area degli scavi aperta al pubblico. Questa volta però si va ben oltre un furto.