Caso Saman Abbas, la versione agghiacciante del fratello
Saman Abbas, la versione del fratello sedicenne: "Zio Danish ha ucciso mia sorella"
In un giorno di metà maggio, il fratello sedicenne di Saman Abbas, innanzi alla Procura minorile di Bologna, agli assistenti sociali e ai carabinieri reggiani, ha dato la sua versione dei fatti su come sarebbe scomparsa sua sorella. Un racconto orribile, giunto dopo che era stato fermato durante un controllo in provincia di Imperia mentre tentava di scappare verso la Francia.
“Ora vi dico tutta la verità. Mio zio Danish ha ucciso Saman. Ho paura di lui, perché mi ha detto che se io avessi rivelato ai carabinieri quanto successo, mi avrebbe ammazzato. Ho pensato anche di ucciderlo mentre dormiva, visto ciò che ha fatto. Ma poi ho pensato che sarei finito in prigione. Ed era meglio che intervenissero i carabinieri”. Avrebbe pronunciato queste parole il giovane, come riferisce Il Corriere della Sera. L’adolescente, in un interrogatorio successivo, ha poi narrato del coinvolgimento nell’omicidio di due cugini.
Il ragazzo, senza documenti, era stato condotto in una struttura d’accoglienza minorile. Dopo l’identificazione, le prime mezze ammissioni che hanno dato il via all’indagine per omicidio. Ora si trova in un centro protetto.
Saman Abbas, la versione del fratello sedicenne
La versione che ha raccontato il giovane agli investigatori è tanto cruenta quanto terribile. Nelle campagne di Novellara, dove viveva tutto il clan degli Abbas, è il 1° maggio ed è da poco passata la mezzanotte, cioè l’ora in cui Saman esce di casa per scappare. Poco prima è andato in scena un furioso alterco con il padre Shabbar, 46 anni, e la madre Nazia Shaheen, 47.
La ragazza quindi pretende i documenti, che sono nelle mani dei genitori. Non vuole finire in un matrimonio combinato in Pakistan. Così i servizi sociali di Novellara la portano in un centro protetto. Con la carta d’identità assaggia il sapore della libertà, di farsi una vita con il fidanzato, un connazionale ventunenne residente in Italia, con il quale in quegli istanti sta conversando via chat, sfogandosi per quanto accaduto con i familiari.
Danish “è arrivato da dietro le telecamere – riferisce sempre il fratello di Saman – perché lui sapeva dov’erano posizionate”. Giungendo “dalle serre”, grida ai genitori le seguenti parole: “Andate in casa! Ora ci penso io”. “Guardavo ciò che accadeva. Mio padre è rientrato a casa con lo zaino di Saman, quello di colore avorio che lei aveva sulle spalle quando è uscita”, spiega ancora il 16enne.
Lo zio avrebbe poi detto “a mio padre di portarlo in casa e di nasconderlo senza farlo vedere alle telecamere”. A questo punto Shabbar, in casa, “si è sentito male e ha pianto”.
“Se mio papà avesse detto ai carabinieri quanto avvenuto, lui ci avrebbe uccisi”, assicura il fratello di Saman. Su come sia stata fatta sparire la sorella nulla sarebbe stato detto dallo zio: “Se lo avesse fatto mio padre si sarebbe tolto la vita. Secondo me l’ha ammazzata strangolandola, perché quando è entrato non aveva nulla in mano”. Successivamente, il ragazzo ha chiesto allo zio dove fosse stata seppellita la sorella “perché avrei voluto abbracciarla un’ultima volta”. Nessuna risposta.
Saman Abbas, l’indagine
La procuratrice Isabella Chiesi, che coordina l’indagine, nelle scorse ore ha parlato di “omicidio premeditato“, forse da prima del 26 aprile, vale a dire la data in cui lo zio ha preso i biglietti aerei ai genitori di Saman, per farli volare in Pakistan. Il viaggio è avvenuto ai primi di maggio con un volo da Malpensa. A confermarlo è anche lo stesso fratello: “Lui aveva pensato a tutto, approfittando del fatto che mia zia non sta bene e c’era da andare a trovarla”.
Poi c’è il video in cui Hasnain e i due cugini Ikram Ijaz, 28, e Nomanulhaq Nomanulhaq, 33, vengono ripresi la sera del 29 aprile mentre escono di casa con le pale che si crede siano state usate per scavare la fossa in cui seppellire la ragazza.
Ma che cosa ha mosso la famiglia a compiere simili atti? Nell’ordinanza con cui viene chiesto l’arresto per omicidio volontario dei cinque membri del clan Abbas, il gip Luca Ramponi parla di uccisione “per punirla dell’allontanamento dai precetti dell’Islam e per la ribellione alla volontà familiare, nonché per le continue fughe di casa”.
Sempre dai verbali e sempre come riferisce Il Corriere della Sera, la madre dal Pakistan invia messaggi al figlio rimasto a Novellara. Uno colpisce più di tutti: “Se ti chiedono qualcosa tu devi dire che Saman è partita“.