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S.Maria Capua Vetere, parla l'ex detenuto picchiato in sedia a rotelle

La testimonianza di un ex detenuto con disabilità sulle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Nei video che hanno svelato le violenze del carcere di Santa Maria Capua Vetere, si vede tra i detenuti malmenati anche un carcerato in sedia a rotelle, colpito a manganellate. È lui oggi a testimoniare all’Ansa i fatti accaduti lo scorso aprile: “Non posso ripensarci, vado al manicomio. Secondo me erano drogati, erano tutti con i manganelli, anche la direttrice” è l’accusa di Vincenzo Cacace, ex detenuto dell’istituto penitenziario campano.

S.Maria Capua Vetere, parla l’ex detenuto picchiato in sedia a rotelle: la testimonianza

“Sono stato il primo ad essere tirato fuori dalla cella insieme con il mio piantone perché sono sulla sedia a rotelle – racconta Cacace -. Ci hanno massacrato, hanno ammazzato un ragazzo. Hanno abusato di un detenuto con un manganello. Mi hanno distrutto, mentalmente mi hanno ucciso. Volevano farci perdere la dignità ma l’abbiamo mantenuta. Sono loro i malavitosi perché vogliono comandare in carcere. Noi dobbiamo pagare, è giusto ma non dobbiamo pagare con la nostra vita. Voglio denunciarli perché voglio i danni morali”.

S.Maria Capua Vetere, parla l’ex detenuto picchiato in sedia a rotelle: la replica della direttrice

Chiamata in causa, la direttrice del carcere Elisabetta Palmieri ha però negato le accuse dell’ex detenuto, smentendo la sua presenza durante le violenze: “Sono stata assente per tre mesi per motivi di salute” ha dichiarato, come riportato dal Corriere della Sera.

Pur definendo “inammissibili” gli episodi accaduti a Santa Maria Capua Vetere, Palmieri tiene però a contestualizzare gli eventi: “Nei giorni precedenti i detenuti in rivolta si erano impadroniti di alcune sezioni“.

“L’iter processuale è solo all’inizio. C’è stata l’accusa, adesso c’è la difesa” ha aggiunto.

S.Maria Capua Vetere, le chat agli atti delle indagini

Intanto emergono altri dettagli dai messaggi circolati in quei giorni nelle chat, tra gli agenti e tra i dirigenti della polizia penitenziaria. “Hai fatto benissimo” avrebbe scritto l’ex direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP) Francesco Basentini all’amministratore delle carcere della Campania Antonio Fullone che lo informava di avere disposto la “perquisizione straordinaria” del 6 aprile 2020 e successivamente della sua conclusione.

“Buona sera capo – scrive Fullone sulla chat con la quale tiene in piedi la comunicazione con il direttore del DAP -, è in corso perquisizione straordinaria, con 150 unità provenienti dai nuclei regionali (oltre il personale dell’istituto)… Era il minimo per riprendersi l’istituto… il sicuro ritrovamento di materiale non consentito ci potrà offrire l’occasione di chiudere temporaneamente il regime… il personale aveva bisogno di un segnale forte e ho proceduto così…“.

Agli atti dell’inchiesta, su quella che il gip Sergio Enea definisce “un’orribile mattanza” e che ha portato sinora a 52 misure cautelari tra ufficiali e sottufficiali, rientrano anche le chat estrapolate dai cellulari sequestrati agli indagati: agenti, graduati e funzionari.

Fonte foto: ANSA

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