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Russia, 300 milioni ai partiti esteri: caccia ai politici italiani, cos'è emerso e il ruolo di Palazzo Chigi

La Russia e i 300 milioni versati ai partiti politici stranieri: caccia a chi ha incassato i soldi, la situazione italiana

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Ora è caccia ai nomi dei politici che avrebbero ricevuto soldi dal Cremlino. Nelle scorse ore l’intelligence Usa ha lasciato trapelare che, dal 2014 ad oggi, la Russia ha trasferito in segreto circa 300 milioni di dollari a partiti, dirigenti e politici stranieri di oltre 24 Paesi per esercitare la propria influenza.

C’è di mezzo anche l’Italia? E se si, chi sono coloro che hanno usufruito dei fondi occulti arrivati da Mosca? Il caso scotta. Ed è reso ancor più rovente dal fatto che il 25 settembre ci saranno le elezioni politiche.

Partiti esteri finanziati dalla Russia, la situazione italiana

Il quotidiano La Repubblica è riuscito a delineare con accurata precisione la situazione. Palazzo Chigi sa che il rapporto esiste realmente. A confermarlo gli americani, dopo varie sollecitazioni dell’intelligence italiana. Roma ha domandato a Washington più informazioni sulla questione, ma gli Stati Uniti hanno dato risposte generiche. Forse perché c’è poco o nulla su cui discutere? No, secondo gli analisti, gli Usa in questo momento vogliono tenere una linea di estremo riserbo perché c’è una operazione in corso e perché vogliono tirare loro i fili.

Pochi dubbi che ciò che è contenuto all’interno del dossier in questione possa rovinare carriere politiche o, per lo meno, metterle pericolosamente sulla graticola. Per quel che riguarda l’Italia, la situazione è resa ancor più incandescente dalle elezioni imminenti. Così Mario Draghi e l’intelligence si ritrovano a dover gestire una patata bollente.

Il ruolo di Palazzo Chigi e dell’intelligence italiana

Il fatto che sia solo Washington a conoscere il quadro completo, spiega sempre La Repubblica, spinge a pensare che è alquanto probabile che i nomi del dossier trapeleranno prima da fonti statunitensi piuttosto che da canali italiani ufficiali. Se si verificasse un simile scenario, il governo italiano non si ritroverebbe nella posizione scomoda di dover decidere la tempistica della pubblicazione delle informazioni.

“Eppure – rileva sempre il quotidiano diretto da Maurizio Molinari -, il tema dell’eventuale divulgazione esiste ed è ben presente a Palazzo Chigi. In queste ore ai vertici del governo e dell’intelligence la prudenza è massima. Fonti assicurano che, se necessario, la pubblicazione dell’identità di leader italiani coinvolti nello scandalo dei finanziamenti russi verrebbe gestita ponderando opportunità e urgenza”.

La strategia del governo

Se il caso dovesse scoppiare a livello pubblico con la diramazione dei nomi e dei partiti coinvolti, i piani alti dell’esecutivo avrebbero già impostato una strategia. Tecnicamente e teoricamente, la strada da seguire sarebbe quella di investire il Copasir. L’intelligence può infatti comunicare al Parlamento i dettagli eventualmente ricevuti dagli Usa. C’è però un margine di discrezionalità che può essere esercitato da Palazzo Chigi. Il caso scotta, resta da capire a chi rimarrà in mano la patata bollente e come sarà gestita.

Fonte foto: ANSA

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