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Riaperto il caso D'Alfonso contro gli ex Brigate Rosse Renato Curcio, Mario Moretti e Lauro Azzolini

Nuova data per il processo contro l'uomo delle Brigate Rosse fuggito da cascina Spiotta dove morì il carabinieri Giovanni D'Alfonso

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Giorgia Bonamoneta

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, si concentra sulla politica e la geopolitica, scrive anche di economia e ambiente. Laureata in Editoria e Scrittura presso La Sapienza di Roma, ha iniziato a scrivere per una testata impegnata sui diritti civili, prima di lavorare in diverse testate di attualità.

Dopo quasi 50 anni si riapre il fascicolo sul caso della morte del carabiniere Giovanni D’Alfonso. Bruno, figlio del carabiniere ucciso, aveva presentato un esposto alla procura di Torino per riprendere le indagini.  Gli inquirenti avrebbero individuato il nome del brigatista presente alla cascina Spiotta nel giorno dell’uccisione grazie a un’impronta digitale. Quindi il processo si può fare e inizierà il 25 gennaio alla Corte d’Assise di Alessandria.

Omicidio D’Alfonso: si torna a processo

Bruno D’Alfonso, figlio del carabiniere che ha perso la vita a cascina Spiotta ad Arzello, in provincia di Alessandria, con un esposto presentato alla procura di Torino ha chiesto e ottenuto la riapertura delle indagini. Ora si torna a processo, con nuove prove che collocano un nome sul luogo della sparatoria.

Gli ex membri delle Brigate Rosse Renato Curcio, Mario MorettiLauro Azzolini sono stati rinviati a giudizio per l’omicidio del carabiniere. Un quarto imputato, Pierluigi Zuffada, è stato prosciolto perché l’accusa è stata considerata prescritta. A Curcio e Moretti viene contestato di aver avuto una “corresponsabilità nell’omicidio”, ma non erano presenti sul luogo.

In foto, il momento dopo la sparatoria

Chi era il brigatista che scappò dalla cascina Spiotta? Potrebbe quindi trattarsi di Lauro Azzolini, un altro membro del nucleo storico.

Cosa è successo a cascina Spiotta

Il 5 giugno 1975, quattro carabinieri giunsero alla cascina Spiotta, situata ad Arzello in provincia di Alessandria, in un’operazione volta a trovare il nascondiglio delle Brigate Rosse, dove l’industriale Vittorio Vallarino Gancia era stato sequestrato il giorno precedente.

La cascina era occupata da due brigatisti, fra cui Margherita Cagol, conosciuta come “Mara”, figura chiave e moglie di Renato Curcio, uno dei fondatori dell’organizzazione.

Quella che doveva essere una missione di identificazione del covo si trasformò ben presto in una tragica sparatoria. I carabinieri, sorpresi dalla presenza dei brigatisti, tentarono di controllare la situazione, ma la reazione degli occupanti fu violenta.

Feriti e uccisi: il bilancio

Il bilancio dello scontro alla cascina Spiotta fu drammatico. Giovanni D’Alfonso, appuntato dei carabinieri, perse la vita. AncheMargherita Cagol fu colpita mortalmente durante il conflitto. Tra i feriti vi furono il tenente dei carabinieri Umberto Rocca, che riportò gravi lesioni a causa di una bomba a mano che esplose nelle sue vicinanze, provocandogli la perdita di un braccio e un occhio.

Un altro carabiniere, il maresciallo Rosario Cattafi, riportò ferite meno gravi. Nella confusione, uno dei brigatisti riuscì a fuggire attraverso le campagne circostanti, evitando la cattura e restando per anni un mistero insoluto nella cronaca del terrorismo italiano.

Fonte foto: ANSA

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