Regno Unito, Boris Johnson ottiene la fiducia del suo partito dopo lo scandalo party-gate: 221 voti a favore
Il premier britannico Boris Johnson ha ottenuto la fiducia dai parlamentari Tory dopo il party-gate: per lui 221 voti a favore, ne servivano 180
Boris Johnson ha superato l’ostacolo del voto di sfiducia incassando 221 voti a suo favore contro 148 contro. La soglia per ottenere la conferma della leadership del partito era di 180 voti. Il 59% dei deputati Tory chiamati al voto ha espresso sostegno al premier in carica, finito sotto accusa dopo il party-gate. Quindi il primo ministro britannico, oltre a mantenere la leadership del partito, non sarà costretto a dimettersi da capo del governo.
- Johnson ha ottenuto meno di Theresa May nel 2018
- Le parole di Johnson prima del voto
- Perché si è arrivati alla sfiducia di Johnson
Johnson ha ottenuto meno di Theresa May nel 2018
Si tratta, però, di una vittoria che non fa stare tranquillo il premier britannico. Il 59% dei voti a favore, infatti, è meno 63% ottenuto da Theresa May nel 2018. Pochi mesi dopo la stessa May si dimise da capo del governo per fare spazio proprio a Boris Johnson.
Premesso che tra i possibili sostituti, attualmente, non c’è un nome di peso, per Johnson si prospettano comunque mesi complicati. Tra i primi a commentare in modo positivo la vittoria del premier c’è Nadhim Zahawi, ministro dell’Istruzione.
Le parole di Johnson prima del voto
Poco prima del voto anche un membro junior del governo, il Tory scozzese John Lamont, si era unito ai deputati ribelli.
Poco prima del voto il premier Johnson aveva rivolto un ultimo appello ai deputati della sua maggioranza chiedendo di confermargli la fiducia. Il premier ha scritto una lettera ai parlamentari conservatori e poi si è rivolto a loro di persona.
“Abbiamo la chance di mettere fine a settimane di speculazioni mediatiche e di tornare a portare avanti questo Paese da subito, come un partito unito”, ha detto Johnson.
Perché si è arrivati alla sfiducia di Johnson
Il voto di sfiducia si è tenuto dopo che il Comitato 1922, presieduto dal deputato Graham Brady, ha raggiunto il 15% necessario. Boris Johnson, come noto, è finito nella bufera dopo lo scandalo party-gate, che lo ha visto partecipare a feste con altri membri del governo mentre il resto del Paese seguiva un rigido lockdown a causa del Covid-19.
Tecnicamente il voto è stato sulla leadership del Partito Conservatore, ma di fatto ha riguardato la tenuta del governo.
Tra i nomi dei possibili successori di Johnson erano circolati quelli di Rishi Sunak (ministro dell’Economia), Liz Truss (ministra degli Esteri), Nadhim Zahawi (ministro dell’Istruzione), Priti Patel (ministra dell’Interno) e Jeremy Hunt, il deputato conservatore sfidato e sconfitto da Johnson nel 2019.