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Regina Elisabetta, le rivelazioni del suo portavoce: la fobia di Carlo e i retroscena sulla morte di Diana

Richard Winston "Dickie" Arbiter, portavoce della Regina: le rivelazioni inedite su Elisabetta II

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Se ne è andato un pezzo di storia: nel pomeriggio di giovedì 8 settembre, la Regina Elisabetta II, 96 anni, ha esalato l’ultimo respiro nel castello di Balmoral. Già mito vivente, ora leggenda eterna, ha lasciato un’eredità pesante. Sarà Carlo III a doverla raccogliere. In queste ore si stanno sprecando i ricordi per la sovrana. Ma chi era davvero Queen Elizabeth?

Ne ha offerto un ritratto intimo e originale Richard Winston “Dickie” Arbiter, 82 anni. Trattasi del segretario e portavoce di Elisabetta II per oltre un decennio, dal 1988. In pochi al mondo, al di fuori della Royal family, hanno conosciuto e visto da vicino, praticamente ogni giorno, la Regina. Lui fa parte di tale cerchia ristretta di persone. Intervistato da La Repubblica ha raccontato alcuni episodi inediti riguardanti la sovrana.

Il primo incontro, la Regina lavò i piatti

Il primo incontro: “Era il luglio del 1988 – narra Arbiter -, avevo appena iniziato e fui invitato a Balmoral. Mi venne detto: ‘Preparati che tra mezz’ora andiamo a fare un picnic con la regina’. Wow. Aspettai. A un certo punto Elisabetta II spunta dal nulla. E mi fa: ‘Dai, saliamo in macchina!’. Salgo sul Range Rover. Guida lei. Amava guidare. Arriviamo al cottage di Balmoral, mangiamo qualcosa al volo, tra posate di plastica e contenitori Tupperware. Io ero paralizzato e non ricordo le poche frasi che mi permisi di dire. A un certo punto, sparecchio e mi appresto a lavare i piatti. Ma una voce mi fa: ‘No, aspetta!. La regina Elisabetta! Che mi disse: ‘Io lavo i piatti, tu li asciughi’. E così facemmo. Che meraviglia”.

L’82enne aggiunge che la sovrana lo stimava nonostante non sopportava le sue cravatte sgargianti: “Una sera a una reception, davanti a tutti, mi rimproverò: ‘Dickie, ancora queste orribili cravatte?'”. Lo humour britannico lo aveva nel dna: “Sì, ma soprattutto sapeva rompere il ghiaccio come nessuno. Anche perché non ci si permetteva mai di parlare direttamente alla Queen. Lei parlava, tu rispondevi soltanto. Ma se la guardavi negli occhi, sì, riconoscevi il suo humour inconfondibile. E soprattutto, trattava tutti allo stesso modo”.

1992: l’annus horribilis della regina

Nel suo Regno lungo oltre sette decenni ci sono stati diversi momenti difficili. Il più buio è stato l’anno 1992, quello che la medesima Elisabetta II chiamò annus horribilis. Furono mesi segnati da una serie di eventi spinosi per la Royal family: ci fu il divorzio della figlia Anna, la pubblicazione della biografia di Diana, un rogo al Castello di Windsor e il terzogenito Andrea che si separò da Sarah Ferguson.

“Quello sì, fu l’anno più difficile per lei, più degli ultimi con gli scandali di Andrea e la fuga di Harry e Meghan. E un’altra cosa più complicata fu gestire William e Harry dopo la morte di Diana. Ma ce la facemmo”, ricorda Arbiter. A proposito di Diana: secondo alcuni analisti la gestione del caso Lady D è stato uno dei pochi errori commessi dalla sovrana. Cosa accadde dopo la scomparsa della principessa?

“A Buckingham Palace – spiega sempre Arbiter a La Repubblica – si viveva una certa esasperazione. Anche perché la regina non sopportava che si lavassero i panni sporchi in pubblico. Ma ‘keep calm and carry on’. La regina è andata avanti, credendo nei suoi principi e nel senso del dovere, fino agli ultimi giorni della sua vita. Dopo la morte di Diana la accusarono di non essere triste, ma si è comportata allo stesso modo quando spirarono sua sorella, sua madre o persino Filippo. I reali, i Windsor, non devono mostrare emozioni o sentimenti, perché non vogliono essere interpretati. Per loro è come una ferita in un’armatura”.

“Carlo ha sviluppato una fobia di essere trascurato”

Arbiter ha conosciuto da vicino anche il nuovo re, Carlo III. Quando gli si chiede quali siano stati i reali rapporti tra madre e figlio, risponde quanto segue: “Ci sono stati momenti tesi, soprattutto durante la separazione da Diana. Ma Carlo ha sempre avuto un ottimo rapporto con entrambi i genitori”.

E ancora: Il problema è che Elisabetta II è diventata regina troppo presto e ha avuto meno tempo per i suoi figli. Quindi Carlo ha sviluppato questa fobia di essere trascurato. Ma poi ha capito con il tempo. E soprattutto, lui ha avuto la possibilità di crescere William e Harry e questo lo ha fatto maturare molto”.

Infine un ricordo sulla tempra d’acciaio di Queen Elizabeth: “La sua stabilità. Il suo equilibrio. Il suo pragmatismo. Qualcuno ha detto in passato “la regina è cambiata”. No. Elisabetta II non cambiava mai. Al massimo si adattava”.

Fonte foto: ANSA
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