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Procura di Milano apre fascicolo su Chiara Ferragni e Balocco dopo l'esposto del Codacons sul reato di truffa

La Procura di Milano piomba sul caso del Pandoro Balocco griffato Chiara Ferragni dopo l'esposto del Codacons: aperto un fascicolo d'indagine

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Cristiano Bolla

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cinema, televisione, nuovi media e spettacolo, scrive anche di cronaca e attualità. Laureato in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo con Master in Drammaturgia e Sceneggiatura, ha lavorato per diverse produzioni prima di muovere i primi passi nelle redazioni di testate giornalistiche di Torino e Milano. Attualmente collabora anche con importanti riviste di settore.

Il caso che coinvolge Chiara Ferragni e la Balocco è arrivato in Procura: il pm di Milano Marcello Viola ha dato disposizione di apertura di un fascicolo d’indagine a seguito dell’esposto del Codacons e di Assourt nei confronti dell’influencer. Le associazioni ipotizzano il reato di truffa legata alla vendita dei pandori griffati, vicenda per la quale le società che fanno riferimento alla Ferragni hanno già ricevuto una maxi multa da un milione di euro.

Aperto un fascicolo d’indagine sul caso Ferragni-Balocco

Stando a quanto riportato dalle agenzie di stampa, il procuratore di Milano Marcello Viola ha assegnato all’aggiunto Eugenio Fusco il fascicolo che nasce dall’esposto delle due associazioni. Coinvolte non solo le aziende di Chiara Ferragni ma anche il gruppo Balocco, finiti nella bufera dopo la sanzione dell’Antitrust.

In questo momento, si apprende, il fascicolo è un modello 45, ovvero un’indagine esplorativa senza ipotesi di reato né indagati. Saranno gli eventuali accertamenti affidati alla Guardia di Finanza a doverlo appurare. Si partirà proprio dall’esposto per truffa nei confronti di “una pluralità di individui”.

Un frame dal video di scuse pubblicato su Instagram da Chiara Ferragni

Non è escluso, riferisce Ansa, che l’indagine possa poi allargarsi anche ad un’altra vicenda simile emersa nelle ultime ore, ovvero quella delle uova di Pasqua della Dolci Preziosi. L’indagine partirà da Milano, ma non è escluso che più avanti possa porsi un problema di competenza territoriale.

Cosa dice l’esposto del Codacons contro Chiara Ferragni

Tutto parte quindi dall’esposto del Codacons, realtà che negli anni è sempre stata in prima linea quando si è trattato di attaccare i Ferragnez. L’associazione consumatori, insieme a quella degli utenti radiotelevisivi Assourt, si è mossa contro l’influencer/imprenditrice e l’azienda Balocco.

Il documento ipotizza il reato di truffa e starà quindi al procuratore di Milano Marcello Viola come procedere. Gli inquirenti, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa ANSA, sono tenuti ad aprire un fascicolo. Nel mirino è finita la modalità di comunicazione dietro alla vendita di pandori griffati.

Secondo l’Antitrust, che ha comminato una multa salatissima ad entrambi, è stato fatto credere che tramite l’acquisto dei pandori una parte del ricavato sarebbe stato devoluto in beneficienza. Le due iniziative, tuttavia, sarebbero scollegate e da qui la sanzione.

Dopo i pandori  scoppia anche il caso delle Uova di Pasqua

Potrebbe essere solo la proverbiale punta dell’iceberg, però. Dopo il caso del pandoro Balocco, infatti, ora nel mirino è finita anche l’attività commerciale che lega Chiara Ferragni alle uova di Pasqua della Dolci Preziosi. Secondo quanto evidenziato da Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano, l’influencer avrebbe infatti realizzato nel 2021 e 2022 una sponsorizzazione simile a quella del prodotto Balocco.

L’influencer avrebbe ricevuto un cachet stellare a fronte di una donazione minima fatta dall’azienda al progetto benefico ‘I Bambini delle Fate’, un’associazione che finanzia iniziative di inclusione sociale per bambini e ragazzi con autismo – pari a 36mila euro in 2 anni.

La Ferragni non avrebbe invece versato nulla, incassando nello stesso tempo circa 1,2 milioni di euro da Dolci Preziosi (500mila euro nel 2021 e 700mila nel 2022), per la cessione della sua immagine. Il proprietario Franco Cannillo ha confermato che “non c’è stata correlazione tra le vendite delle uova e la donazione a ‘I Bambini delle Fate’”.

Le uova avrebbero comunque avuto lo stesso prezzo di quelle non griffate, a differenza di quanto avvenuto per il caso Balocco. Il fondatore dell’associazione, Franco Antonello, ha confermato che la donazione non è stata legata direttamente alle vendite.

Fonte foto: ANSA

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