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CRONACA ESTERA

Per il sottomarino disperso vicino al Titanic sono le ultime ore di speranza: resta pochissimo ossigeno

È partito il conto alla rovescia delle ore di ossigeno restanti sul Titan, le speranze sono ridotte al lumicino

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Luca Bucceri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto del mondo dello sport e della politica, scrive anche di attualità ed economia. Laureato in Scienze della Comunicazione, muove i primi passi nelle redazioni sportive di Palermo per poi trasferirsi a Milano e lavorare per importanti testate.

È partito il tragico conto alla rovescia delle ore di ossigeno restanti sul Titan, il sottomarino disperso nell’Oceano Atlantico vicino al Titanic. Il sommergibile, con 5 persone a bordo, potrebbe ancora avere una ridottissima autonomia di ossigeno e le speranze di recuperare il mezzo sono ridotte al lumicino.

Quanto ossigeno è rimasto

Si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo, perché più ore passano e meno sono le speranze di recuperare i cinque passeggeri vivi dal sommergibile di OceanGate. Da domenica, da quando si sono perse le tracce del mezzo, è partito infatti il conto alla rovescia per le ore di ossigeno restanti e ora, arrivati a giovedì 22 giugno, l’aria presente sul Titan sembrerebbe essere ridottissima.

Secondo gli esperti, infatti, i passeggeri a bordo del sottomarino avranno ancora a disposizione qualche ora di ossigeno, almeno fino alle 11, poi le riserve d’emergenza saranno vuote. Ma le operazioni di soccorso si fanno sempre più complicate, con 25.900 kmq di Oceano setacciati senza un riscontro.

La nave che sta cercando il sommergibile Titan nell’Atlantico

Altri segnali dal sottomarino

Mentre le speranze sembrano affievolirsi sempre più, l’unico aspetto che lascia il varco aperto è quello riguardante i segnali che sono stati captati nell’Oceano. Con regolarità e a intervalli di 30 minuti, infatti, sono stati registrati dei suoni martellanti che potrebbero arrivare proprio dal Titan.

Tra gli occupanti del sommergibile, tra l’altro, c’è un ex sub francese, Paul-Henri Nargeolet, che dovrebbe conoscere il protocollo per allertare i team, ovvero proprio fare rumore per tre minuti ogni mezzora. Il contrammiraglio John Mauger della Guardia Costiera statunitense, che dirige le ricerche, ha riferito che secondo gli esperti e gli equipaggiamenti il rumore captato “è generato potenzialmente” dagli occupanti dello scafo, ma che non ci sono conferme sulla sua natura.

Va ricordato infatti che in precedenti tentativi di soccorso sottomarino si è scoperto che questi rumori erano “falsi”, ovvero che non provenivano dallo scafo ma da una fonte naturale.

L’accusa dell’ex dipendente

Aumentano intanto le rivelazioni sulle preoccupazioni emerse in passato a proposito della tenuta dello scafo in carbonio e titanio. Le aveva sollevate, prima di essere licenziato nel 2018, David Lochridge, ex direttore delle operazioni marittime di OceanGate. Un altro ex dipendente, rimasto protetto dall’anonimato e che preferì dimettersi nel 2017, avalla questa ipotesi.

La Cnn ha inoltre rivelato che il laboratorio di fisica applicata dell’università di Washington ha smentito di essere stato coinvolto in test e progettazione del sommergibile, contrariamente a quanto affermato da OceanGate.

Fonte foto: ANSA

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