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CRONACA NERA

Per 15 anni un padre di Torino subisce abusi di ogni tipo dal figlio: l'agghiacciante testimonianza

Figlio maltratta il padre per 15 anni e ruba qualunque cosa in casa: scatta la denuncia

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Per 15 anni è stato maltrattato dal figlio, vivendo un incubo che si è concluso soltanto a fine novembre, quando è stato trasferito in una casa protetta del Gruppo Abele. La storia, che ha come sfondo la città di Torino, l’ha raccontata il diretto interessato al Corriere della Sera.

Gli abusi e le angherie

“Mi sono ridotto a girare in casa portandomi sempre in spalla uno zainetto per paura che ogni effetto personale potesse essermi rubato da un momento all’altro. Eppure, continuavo a credere che si potesse tornare indietro”. Questa la confessione del padre che per tre lustri ha subito le angherie di suo figlio.

L’uomo ha spiegato che sperava che il figlio a un certo punto rinsavisse. Non è accaduto: “Può sembrare strano, ma quando è tuo figlio ad avere un comportamento aggressivo, ad allontanarsi da te, a farti sentire sbagliato e a minacciarti, una parte del tuo inconscio si difende rifugiandosi nell’immagine di quando l’uomo che ora ti minaccia e ti disconosce come padre era solo un bambino”.

Una testimonianza tanto dolente quanto veritiera: “Rivedi i sorrisi, i momenti di gioco, i piccoli capricci e le coccole prima della nanna. E ti convinci che la violenza è solo una fase e che una mattina, svegliandoti, sarà tutto passato. Come fosse un brutto sogno”.

L’incubo è iniziato durante la pre-adolescenza del figlio

Gli abusi da parte del figlio hanno avuto inizio in età pre-adolescenziale quando il ragazzo ha cominciato ad avere atteggiamenti di ribellione ingiustificata poi sfociati in violenza verbale. Dallo scorso anno ci sono state anche violenze fisiche.

“Lui – spiega sempre il padre – non voleva studiare né lavorare. L’unico percorso formativo che siamo riusciti a fargli terminare è un mini corso da aiuto cuoco. E devo dire che è servito, perché fin da subito ha trovato lavoro. Il problema è che dopo pochi giorni si licenziava e tornava a isolarsi, chiuso nella sua cameretta trasformata in discarica”.

L’uomo ha aggiunto che più cercava di comprendere ciò che tormentava il suo ragazzo, più quest’ultimo mostrava disprezzo nei confronti suoi e della madre, poi deceduta per un cancro: “Ci rinfacciava di non essere i suoi genitori naturali, poiché quando aveva 4 anni lo abbiamo adottato“.

I furti domestici

Il giovane ha fatto sparire qualunque cosa in casa: elettrodomestici, biciclette, libri. Quando sua madre si è ammalata di tumore non ha mostrato umanità verso di lei. Nemmeno nel corso degli ultimi  ultimi mesi di vita della donna.

“Non ha mai mostrato un briciolo di compassione verso quella donna che tanto lo amava e tanto soffriva – ha raccontato sempre il padre – . Credo sia stata proprio la sua mancanza di pietà a farmi reagire e chiedere aiuto, dopo che una sera si è avventato contro di me stringendomi le mani attorno al collo con una furia inaudita”.

Alla luce delle escandescenze e dei furti, l’uomo e la moglie hanno addirittura usato lo sgabuzzino come una sorta di cassaforte, “unico posto sicuro dove proteggere i pochi beni che ancora non aveva rubato”.

Alla fine il padre ha denunciato e oggi c’è un processo giudiziario in corso. Ma “con l’avvocato abbiamo deciso di chiedere al giudice che un’eventuale pena verso mio figlio sia trasformata in obbligo di cura, fisica e psicologica. È l’ultima chance, dipende solo da lui”.

Fonte foto: ANSA

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