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Patrick Zaki attacca Israele e prende le distanze da Hamas: "Sono cristiano, di sinistra e per la Palestina"

Patrick Zaki torna sulle polemiche per un suo tweet contro Netanyahu e spiega le sue posizioni su Israele, Hamas e Palestina

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Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

“Non ho nulla a che fare con Hamas. Sono cristiano e sono di sinistra, non sono un integralista islamico. In Egitto quelli come me vengono uccisi dagli integralisti islamici”. Così l’attivista egiziano Patrick Zaki torna sulle polemiche per un suo tweet contro Israele in cui definiva Netanyahu un “serial killer”.

Zaki attacca Israele

Intervistato da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera, Patrick Zaki spiega la sua posizione sulla guerra in Medioriente iniziata con l’attacco a sorpresa di Hamas contro Israele del 7 ottobre.

Tornato in libertà lo scorso luglio dopo la prigionia in Egitto, il ricercatore dell’Università di Bologna afferma di essere contro l’attuale governo di Israele e le politiche che ha seguito negli ultimi anni.

“Non sono l’unico – dice – a pensarla così: le azioni di questo governo sono state criticate sia in passato sia in questi giorni da diversi paesi, compresi gli Stati Uniti”.

Finito sulla graticola per un tweet in cui ha definito il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu un “serial killer”, Zaki spiega di aver pensato “a tutti i civili, a tutte le persone tra cui donne e bambini che sono state uccise a Gaza negli ultimi anni“.

E alla sua amica Shireen Abu Akleh, la giornalista palestinese di Al-Jazeera uccisa nel maggio 2022 da soldati israeliani mentre lavorava in Cisgiordania.

 Patrick Zaki con la moglie Reny Iskander il giorno delle nozze, il 9 settembre 2023

Zaki contro Hamas

Zaki condanna anche Hamas, affermando di essere contro tutti i crimini di guerra e l’uccisione di civili: “Sono un militante pacifico per i diritti umani e sono contro ogni forma di violenza”.

L’attivista ricorda di essere cristiano e di sinistra, e che quelli come lui vengono uccisi dagli integralisti islamici come Hamas.

“Io sono per la Palestina, non per Hamas. E spero che tutti gli ostaggi siano liberati”, dice Zaki. Che ricorda poi come nel 2014 raccolse aiuti umanitari da portare a Gaza: “Mi dissero che era meglio che non andassi a portarli, perché non sarei stato il benvenuto“.

L’arresto e la prigionia

Nell’intervista Patrick Zaki ha poi ripercorso la sua vicenda, l’arresto e la prigionia, spiegando che si è intrecciata con il caso dell’uccisione di Giulio Regeni.

Zaki venne arrestato per un post su Facebook e per la sua militanza nell’Egyptian initiative for personal rights (EIPR), una ong egiziana per i diritti umani: “Succede a tanti, ma di solito dopo due mesi escono”.

Secondo l’attivista le cose sono cambiate quando si è visto che in Italia ci si mobilitava per lui. E il suo caso è diventato un modo per il governo di al Sisi per fare pressione sull’Italia nel caso Regeni.

Fonte foto: ANSA

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