Paolo Romani indagato dalla Procura di Bergamo: le accuse dei magistrati al senatore di Cambiamo
L'ex volto noto di Forza Italia è finito nel registro degli indagati nell'ambito di un'inchiesta sul fallimento di una società milanese
La procura di Bergamo ha aperto un’indagine per corruzione nei confronti del senatore Paolo Romani, per anni volto di spicco di Forza Italia, dal 2019 passato tra le file del movimento politico Cambiamo fondato dal presidente dalla Regione Liguria Giovanni Toti.
A rivelare la notizia nella mattinata di oggi è il sito di Repubblica, che rivela come il parlamentare sia stato iscritto nel registro degli indagati dopo un decreto di perquisizione disposto dal pm bergamasco Paolo Mandurino.
L’indagine dei magistrati di Bergamo sul fallimento della Maxwork
La vicenda si inserisce nell’ambito di uno stralcio dell’inchiesta sul crac della società di lavoro interinale Maxwork, dichiarata fallita nel giugno 2015, in cui era rimasto coinvolto anche l’ex marito di Valeria Marini, l’imprenditore Giovanni Cottone.
Assieme a Paolo Romani, sempre secondo quanto riferisce l’articolo, sono indagati per corruzione anche il fondatore dell’azienda Massimiliano Cavaliere, il commercialista Placido Sapia e l’ex responsabile amministrativa Giuliana Mila Tassari.
L’inchiesta che coinvolge altri volti noti della politica
Ma nell’inchiesta sono presenti anche l’ex europarlamentare di Fratelli d’Italia Stefano Maullu e il fratello Antonio Sandro Maullu, entrambi accusati di false comunicazioni al pm. Secondo l’impianto accusatorio della procura, i tre manager di Maxwork, nel gennaio 2015 avrebbero consegnato 12 mila euro in contanti a Romani come “corrispettivo di un atto contrario ai doveri del suo ufficio”.
La somma – si legge nelle carte dell’inchiesta – sarebbe stata “materialmente consegnata in un plico chiuso“, ritirato presso gli uffici dell’azienda stessa da Antonio Sandro Maullu, su incarico del fratello eurodeputato.
L’ipotesi di corruzione e la dinamica della vicenda
Una circostanza che sarebbe “pienamente provata da una intercettazione ambientale” riemersa nel procedimento principale. Un audio da cui risulterebbe il ritiro del plico contenente la mazzetta da parte dell’uomo sarebbe avvenuto a seguito di una richiesta pervenuta direttamente da Paolo Romani.
I fratelli Maullu però – alla richiesta formulata dai giudici di fornire informazioni in procura il 2 marzo scorso – avrebbero escluso espressamente di essersi recati negli uffici della Maxwork per ritirare l’oggetto del reato. In questo modo si sarebbero resi colpevoli anche di false dichiarazioni.
Paolo Romani, che dopo l’uscita da Forza Italia è rimasto al Senato aderendo alla componente di Italia al Centro del gruppo Misto, si è detto “sorpreso” dell’indagine a proprio carico, ma si è detto pronto a “parlare con il giudice e chiarire“.
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