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CRONACA NERA

Omicidio Michele Lanfranchi morto a Messina nel rione Giostra, indagato il padrone di casa Giovanni Laganà

Giovanni Laganà è indagato nell'ambito dell'inchiesta sul caso di Michele Lanfranchi, il ragazzo morto a Messina nel quartiere Giostra. Laganà è il proprietario della casa in cui si recò Lanfranchi prima di morire

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

C’è un indagato nell’inchiesta sul caso di Michele Lanfranchi, il 19enne morto a Messina nel quartiere Giostra. Si tratta del 40enne Giovanni Laganà, il proprietario della casa in cui si era recata la vittima prima che partisse il colpo fatale. Le autorità spiegano che si tratta di un atto dovuto e che nei confronti di Laganà non è stata emessa alcuna misura interdittiva della libertà. Si indaga, fra le altre cose, per capire se il ritrovamento del corpo in strada sia solo una maldestra messinscena.

Michele Lanfranchi morto a Messina

La morte di Michele Lanfranchi è avvenuta sabato 1 giugno in un’abitazione di via Michelangelo Rizzo a Giostra, quartiere periferico e difficile per via dell’alta presenza malavitosa. Il giovane è stato raggiunto al collo da un unico colpo di pistola che gli ha centrato la giugulare.

Secondo quanto scrive La Gazzetta del Sud, era da una settimana che Michele Lanfranchi se ne andava in giro con quell’arma in tasca, una 7.65 della quale non si conosce la provenienza. Gli investigatori stanno anche cercando di ricostruire che tipo di utilizzo il 19enne intendesse fare della pistola.

Il cerchio rosso indica la zona della tragedia.

Su Laganà, e su altre persone che hanno assistito alle fasi conclusive della tragedia, è stata effettuata la prova dello stub per verificare la presenza di polvere da sparo.

Le versioni dei testimoni

Gli investigatori, coordinati dai pm Liliana Todaro e Vito Di Giorgio, hanno raccolto una serie di testimonianze ed ora sono al vaglio i risultati degli esami per accreditare o smentire tali ricostruzioni. Si attendono inoltre i risultati dell’autopsia sul corpo di Michele Lanfranchi.

Secondo più testimoni, il 19enne si sarebbe recato a casa dei Laganà in via Michelangelo Rizzo. A un certo punto avrebbe estratto la pistola, forse per esibirla, e mentre la stava maneggiando sarebbe accidentalmente partito il colpo fatale.

Laganà e gli altri presenti, in preda al panico, avrebbero portato Lanfranchi in strada per fargli prendere aria in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. Ma all’arrivo dei sanitari, il 19enne era già morto.

Il giallo del cadavere in strada

Il cadavere stringeva ancora la pistola nella mano destra e a poca distanza si trovava il bossolo. Anche su questi dettagli stanno indagando gli investigatori. Si cerca di capire se il ritrovamento del cadavere in strada sia stata solo una messinscena.

Le ipotesi più accreditate al momento sono due: quella del colpo partito per errore mentre il giovane stava maneggiando l’arma (come riferito dai testimoni) o quella di un omicidio. Appare invece poco probabile l’ipotesi di un suicidio, come scrive La Sicilia.

Lo stesso quotidiano aggiunge che Lanfranchi aveva piccoli precedenti penali per spaccio di droga e per reati contro il patrimonio.

Fonte foto: 123RF

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