Omicidio Desirée Mariottini: ergastoli confermati in appello e due condanne oltre i 20 anni
Per l'omicidio della 16enne Desirée Mariottini confermati i giudizi di primo grado: due ergastoli e due condanne pesantissime, 27 e 24 anni e mezzo
Causarono la morte di Desirée Mariottini, 16enne con problemi di tossicodipendenza, dopo averle ceduto della droga e averla violentata ripetutamente. Con questa accusa sono stati condannati anche in appello quattro spacciatori di origine africana: Mamadou Gara, Yousef Salia, Brian Minthe e Alinno Chima.
- La reazione della madre di Desirée
- Il condominio era una nota piazza di spaccio
- Indagini partite da tracce di Dna
La corte di Assise di Appello di Roma ha dunque confermato il giudizio di primo dello scorso 19 giugno 2021.
Le condanne: ergastolo per Mamadou Gara, Yousef Salia, 27 anni per Brian Minthe, 24 anni e mezzo per Alinno Chima.
La reazione della madre di Desirée
“Speravo nella conferma delle condanne. Sono quattro mostri e devono stare dietro le sbarre. Questa sentenza mi dà un solo po’ di pace dopo tanto dolore, ma il dolore ci sarà sempre e nessuno mi ridarà mai mia figlia”. Con queste parole ha commentato la sentenza Barbara, la madre di Desirée.
Desirée Mariottini, originaria di Cisterna di Latina, fu ritrovata morta a Roma morta il 19 ottobre 2018 in via dei Lucani nel quartiere San Lorenzo.
Nel corso del processo uno degli imputati, oggi condannato in appello, era tornato libero per decorrenza dei termini scatenando lo sdegno e il dolore della madre di Desirée.
Il condominio era una nota piazza di spaccio
Desirée era andata a comprare della droga in compagnia di un’altra ragazza nel condominio già attenzionato dalle forze dell’ordine in quanto centrale dello spaccio frequentata da un via vai di tossicodipendenti.
Secondo l’autopsia la ragazza, incosciente perché sotto effetto di droghe, fu legata e ripetutamente violentata. La morte sopraggiunse per un’insufficienza respiratoria.
Indagini partite da tracce di Dna
Il corpo seminudo e senza vita di Desirée fu ritrovato su un letto lercio in una stanza sporca e utilizzata per trasformare la cocaina in crack.
Le indagini partirono dopo il ritrovamento di tracce di Dna sul corpo martoriato della ragazzina.
Secondo gli atti, mentre Desirée stava morendo i condannati “impedirono di chiamare i soccorsi per aiutare”. Il motivo si ricava da una frase pronunciata da uno di loro: “Meglio lei morta che noi in galera”.