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Omicidio a Pescara di Thomas Luciani, la trappola e le 25 coltellate per 250 euro: il racconto del testimone

Un debito di droga dietro l'omicidio di Thomas Luciani a Pescara. Parla un testimone: "Sembrava non ci stessero con la testa"

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

Ad assistere alle coltellate mortali che domenica 23 giugno hanno ucciso Thomas Luciani c’era un testimone: il 16enne è stato colpito a morte e il suo corpo esanime è stato brutalizzato e umiliato, in un contesto in cui le grandi assenti erano la pietà e l’empatia. È ciò che leggiamo nel decreto di fermo a carico dei due coetanei, riportato da ‘Ansa’ e ‘Il Centro’, in cui sono contenuti i dettagli dell’omicidio. 25 coltellate, sputi sul corpo, bruciature di sigaretta.

Il racconto del testimone

Oltre ai presunti assassini, al parco c’erano circa altri quattro giovanissimi. Fra questi c’era il testimone, figlio di un carabiniere graduato che quando ha notato che la lite tra la vittima e gli aguzzini stava facendo rima con la morte ha chiamato il padre per dare l’allarme.

Quella sera, quindi, al parco Baden Powell di Pescara c’era anche lui. Thomas Luciani “faceva dei versi quasi di morte e loro gli dicevano di stare zitto“.

Thomas Luciani è stato ucciso a Pescara con 25 coltellate da due coetanei. Il testimone: “Sembrava che non ci fossero più con la testa”

Il testimone confessa: “Non sapevo cosa fare, volevo fermarli ma non sapevo come fare”. Nel mentre, 25 coltellate uccidevano Thomas. In quel momento “sembrava che non ci stessero più con la testa”. Il suo racconto trova riscontro sia nelle parole degli altri testimoni, sia nelle immagini delle videocamere di sorveglianza.

La mattanza si è conclusa con un bagno al mare per gli aguzzini e gli altri presenti, oltre ad altre due ragazze che li avrebbero raggiunti. Lo scrive ‘Repubblica’. Poi il testimone ha dato l’allarme e dopo 24 ore i due presunti responsabili sono stati individuati e fermati.

L’omicidio di Thomas Luciani

Tutto è iniziato alle 15:30 di domenica 23 giugno. Secondo le prime indagini, uno degli indagati avrebbe avuto un debito di droga di circa 240 euro con la vittima, che lo aveva contattato telefonicamente per sollecitarlo a pagare. Quindi il gruppo si sarebbe diretto verso il parco per regolare i conti, nel senso più sinistro del termine.

All’interno del parco è scattata l’aggressione, durante la quale uno degli indagati ha estratto il coltello e ha inferto 15 coltellate. Poi c’è stato un passaggio di mano: il coltello è arrivato tra le mani di un altro che ha colpito Thomas Luciani con altre 10 coltellate.

Consumato il delitto, i due indagati con gli altri al seguito si sono diretti verso uno stabilimento balneare e lì hanno fatto il bagno, ma prima di tuffarsi in acqua uno degli aggressori ha scagliato il coltello contro gli scogli: “Deve rimanere tra noi”. Le posizioni degli altri giovanissimi presenti durante l’aggressione sono al vaglio degli inquirenti.

La nonna della vittima: “Non si può uccidere così”

Non si dà pace Olga, la nonna della vittima, che al ‘Tgr Abruzzo’ non nasconde il suo dolore e la sua frustrazione. “Tanto la giustizia prima o poi viene a galla. Spero”, dice la donna.

“Non si può uccidere un ragazzino così”, si sfoga. “Non era un drogato e non era un tossico”, conclude Olga.

Fonte foto: ANSA

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