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Norovirus in Lombardia e Trentino, gastroenterite colpa dell'acqua del rubinetto? L'intervista a Pregliasco

Il virologo Fabrizio Pregliasco sul caso norovirus che spaventa Lombardia e Trentino-Alto Adige dopo i casi di gastroenterite: il ruolo dell'acqua del rubinetto

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Eleonora Lorusso

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2001, ha esperienze in radio, tv, giornali e periodici nazionali. Conduce l’annuale Festival internazionale della Geopolitica europea. Su Virgilio Notizie si occupa di approfondimenti e interviste, in particolare su Salute, Esteri e Politica.

Il Norovirus torna a colpire, causando una gastroenterite talvolta anche severa. Gli ultimi casi si sono registrati a Ponte di Legno, tra Brescia e Trento, con l’allarme scattato quindi in particolare in Lombardia e in Trentino-Alto Adige. Il sindaco, dopo una serie di influenze intestinali che hanno colpito i suoi concittadini, ha vietato di bere l’acqua del rubinetto. Questo ha causato apprensione in altre città per il timore che l’acqua pubblica possano essere veicolo di virus pericolosi e per le conseguenze dello stesso Norovirus. A Virgilio Notizie ha fatto chiarezza il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio e Direttore della Scuola di specializzazione di igiene e medicina preventiva dell’Università degli Studi di Milano.

I casi di Norovirus tra Lombardia e Trentino

A inizio aprile, nell’area del Tonale, che si estende tra le province di Brescia e Trento, quindi tra Lombardia e Trentino, si sono verificati diversi episodi di gastroenterite acuta.

Le analisi hanno rilevato tracce di Norovirus nell’acquedotto e il sindaco di Ponte di Legno, Ivan Faustinelli, ha disposto il divieto di bere acqua del rubinetto.

L’intervista a Fabrizio Pregliasco

Il Norovirus non è un virus nuovo, ma ben conosciuto: ci cosa si tratta?

“Si tratta proprio di un virus molto noto, che ogni anno provoca molti casi di contagio nel mondo. La forma più comune è quella di una gastroenterite che può comparire nell’arco delle 12-48 ore dal momento del contatto”.

La sua diffusione su larga scala a cosa è dovuta?

“Ci sono sempre stati e ci saranno molto focolai per la facilità di diffusione del virus, e contemporaneamente per la difficoltà di individuarne di volta in volta la via di contagio. In genere e in termini statistici si trasmette per via oro-fecale, da persona a persona. Ma si è visto che è possibile entrare in contatto con il virus anche tramite l’aerosol, quindi in caso di vomito (che è uno dei sintomi) o tirando lo sciacquone del wc”.

Perché ci si è allarmati, arrivando all’ordinanza del sindaco di Ponte di Legno?

“Va detto che si è trattato di un atto amministrativo dovuto, soprattutto in termini precauzionali. L’acqua del rubinetto può essere stata un veicolo, ma non è quello principale di trasmissione e peraltro non è ancora accertato che lo sia stato in questo caso. Sono in corso ulteriori analisi, alla ricerca di altri fattori scatenanti delle gastroenteriti locali”.

Quindi non è detto che il virus si trovasse nell’acqua del rubinetto?

“Esatto. La situazione non è ancora chiara. In passato è successo in qualche caso che si verificasse un contagio a bordo di navi da crociera, ma quello è un contesto chiuso. Inoltre, può essere che non si elimini il problema immediatamente, pulendo gli ambienti: il virus potrebbe continuare a girare per un po’. Ora, non è detto che l’acquedotto sia in qualche modo coinvolto, tant’è che l’azienda sanitaria ha prescritto analisi che normalmente non sono condotte in casi analoghi”.

Quindi l’acqua del rubinetto continua a rimanere sicura?

“Esatto. È un’acqua di qualità, che viene sottoposta a una serie di analisi sistematiche sia di tipo chimico-fisico sia microbiologico. Fatta eccezione per alcune zone particolari con determinate possibili infiltrazioni tossiche, l’acqua del rubinetto può persino garantire una qualità igienica migliore rispetto a quella imbottigliata. Pensiamo, ad esempio, a quella nelle bottigliette, magari lasciate al sole oppure esposte comunque a fonti di calore durante la catena dei trasporti. Possono diventare colonie di batteri”.

Se si viene in contatto con il Norovirus quali sono i sintomi?

“Quelli classici da influenza gastrointestinale, accompagnati da dolori o possibile febbre, ma soprattutto da diarrea o vomito”.

Cosa bisogna fare in questi casi e chi è maggiormente a rischio?

“Come per tutte le malattie gastroenteriche, non c’è una terapia specifica. La cosa più importante è garantire una adeguata reidratazione. Si può anche fare ricorso ad alcuni farmaci sintomatici, quindi per far fronte a febbre o diarrea, in modo da contenerli senza però mascherarli del tutto. I più fragili sono maggiormente a rischio, quindi i bambini o gli anziani, che possono andare incontro a una eccessiva disidratazione”.

In quanto tempo si guarisce?

“Accompagnando a una dieta leggera, in genere e se un soggetto non ha particolari fragilità, il decorso è di 2 o 3 giorni”.

Fonte foto: ANSA

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