Navi russe, da Sigonella parte un drone per spiarle: l'obiettivo è monitorare la Marina di Putin
Dalla base di Sigonella, in Sicilia, è partito un drone per spiare le navi russe: l'obiettivo è monitorare gli spostamenti della Marina di Putin
Un drone per spiare le navi russe nel Mar Nero e nel Mar Mediterraneo è partito da Sigonella, base siciliana che si trova tra Siracusa e Catania. L’obiettivo è quello di monitorare la Marina di Vladimir Putin, dopo gli avvistamenti al largo delle coste italiane.
- A cosa serve il drone
- Quante navi sono rimaste ai russi
- Perché è famosa Sigonella: la "crisi" e lo scontro Craxi-Reagan
A cosa serve il drone
Un drone, ossia l’aereo senza pilota Global Hawk, è tornato in azione a Sigonella. Secondo quanto riferito dal quotidiano ‘La Sicilia’, infatti, la sua missione consisterebbe nel monitorare gli spostamenti delle truppe russe impegnate nel conflitto in Ucraina grazie al loro potente radar di ricerca.
Quante navi sono rimaste ai russi
L’attività del drone è quindi ripartita dopo diversi mesi.
La mattina di mercoledì 18 maggio è decollato da Sigonella per una ricognizione al largo della costa a Sud Est della Sicilia, non lontano da dove aveva incrociato la nave spia russa Vasily Tatishchev.
Dopodiché il drone si è diretto sul Mar Nero, presumibilmente per controllare i movimenti delle altre navi di Putin.
Secondo gli analisti militari, in seguito agli affondamenti della Moskva e della Saratov sarebbero rimaste alla Russia solamente altre 3 grandi navi da guerra.
Perché è famosa Sigonella: la “crisi” e lo scontro Craxi-Reagan
L’aeroporto di Sigonella è in Italia ed è gestito dalla nostra Aeronautica militare, ma non solo.
Ospita infatti anche la Naval Air Station (Nas) dell’aviazione della marina degli Stati Uniti ed è uno snodo fondamentale che è usato per le operazioni della Nato.
La base militare, comunque, è prevalentemente famosa per la cosiddetta ‘Crisi di Sigonella’: lunedì 7 ottobre 1985 la nave da crociera italiana Achille Lauro, alle ore 13:07, mentre si apprestava a lasciare le acque egiziane per approdare in Israele, era stata sequestrata da quattro terroristi palestinesi armati, che si erano introdotti a bordo con passaporti falsi.
A bordo venne ucciso un passeggero statunitense, ebreo e paraplegico, Leon Klinghoffer.
I terroristi, arrestati, il 10 ottobre vennero messi su un aereo diretto in Tunisia. Da lì, l’intervento degli Usa: il presidente Ronald Reagan fece decollare dalla portaerei USS Saratoga quattro F-14 Tomcat che affiancarono l’aereo poco sopra Malta.
Gli Stati Uniti chiesero dunque ai governi di Tunisia, Grecia e Libano di negare l’autorizzazione all’atterraggio, costringendo l’aereo a far rotta su Sigonella, dove faceva base la Nas.
Atterrato, l’aereo venne circondato dai militari italiani. Alle loro spalle, un altro cordone di soldati americani. Quindi, ancora più esterno, l’anello ulteriore dei carabinieri.
Ne nacque un inevitabile scontro diplomatico, con Bettino Craxi – allora premier – che si impose facendo leva sul fatto che i reati fossero stati commessi a bordo di una nave italiana, quindi in territorio italiano, che spettasse all’Italia decidere se e chi estradare. Così, Reagan diede l’ordine ai suoi soldati di rientrare.