Caso Morisi, parla uno degli escort: "Non sapevamo chi fosse"
Nuova puntata della vicenda che ha coinvolto Luca Morisi, ex responsabile comunicazione della Lega: parla uno degli escort
Il giorno dopo la pubblicazione degli estratti delle chat del party tra Luca Morisi e due giovani rumeni, suoi ospiti in un casale nelle campagne veronesi di Belfiore, a parlare è proprio uno degli escort.
Caso Morisi, parla uno degli escort: “Penso alla morte”
Uno dei due ragazzi rumeni ospitati da Luca Morisi ha parlato ai microfoni della Stampa.
Alexander, questo il suo nome d’arte, ha raccontato di aver portato lui, insieme all’amico Nicolas, la droga (il Ghb) a casa di Luca Morisi.
“La mia vita è distrutta – ha poi aggiunto in lacrime -: ho pensieri brutti, penso alla morte, non reggo, ho bisogno d’aiuto. Da quando hanno pubblicato il mio nome, la mia faccia e ogni cosa di me sono all’inferno“.
Lui ha 21 anni, è nato in Romania ma è arrivato in Italia da piccolo: qui è andato a scuola e ha iniziato a lavorare. Prima della pandemia serviva in un bar, ma il coronavirus lo ha fiaccato economicamente: “Non avevo più soldi per vivere e nemmeno soldi da mandare a casa. Io mantengo tutta la mia famiglia. Ora non ho nemmeno i soldi per la spesa. Spero di poter avere un avvocato gratuitamente“.
Caso Morisi, parla uno degli escort: “Non sapevamo chi fosse”
Alla Stampa ha spiegato di non sapere chi fosse Luca Morisi: “Era la prima volta che lo vedevamo, non sapevamo nulla di lui, di quello che faceva, del suo ruolo politico. Niente di niente, né io né Nicolas. Abbiamo capito solo in questi giorni”.
Sull’intervento dei carabinieri, Alexander ha assicurato di non averli chiamati lui: “Morisi con noi è stata una brava persona. Si è comportato bene. Non ha sbagliato niente. Non l’abbiamo più cercato, ma non ha fatto niente di male nei nostri confronti”.
A fare la chiamata sarebbe stato l’amico, Nicolas: “Per colpa della droga che avevamo preso. Non ragionava bene, era fuori. Diceva cose assurde“.
Alexander non figura tra gli indagati, ma la procura di Verona dovrebbe comunque chiamarlo presto per ascoltarlo.