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POLITICA ESTERA

Migranti in Italia e nel resto d’Europa, chi ne accoglie di più: sbarchi, redistribuzione e regole attuali

Il tema dei migranti infiamma il dibattito politico, dopo i casi delle navi Ong bloccate nel Mar Mediterraneo, e lo scontro tra Roma e Parigi

Pubblicato:

Silvia Marchetti

GIORNALISTA

Si occupa principalmente di politica, cronaca, economia e spettacolo su riviste e siti di informazione nazionali, appassionata di musica e di calcio.

La questione delle migrazioni sulla rotta del Mediterraneo torna ad agitare le acque nell’Unione Europea, dopo gli anni di pausa dovuti alla pandemia e alla guerra in Ucraina. I recenti casi delle navi Ong Humanity, Geo Barents e Ocean Viking, cariche di migranti e lasciate per giorni in mare dopo lo stop di Roma, hanno riacceso vecchie tensioni tra gli stati europei e il nostro Paese.

La strategia dello sbarco selettivo adottata dal governo Meloni ha fatto infuriare soprattutto la Francia e non convince Bruxelles, che ora cerca una via alternativa per soccorrere, accogliere e ricollocare i migranti all’interno dei Paesi Ue. 

Per raggiungere un’intesa europea vera e propria, un nuovo regolamento scritto nero su bianco, si dovrà però attendere il 25 novembre, quando i ministri degli Interni dell’area Ue si riuniranno in via straordinaria per parlare di salvataggi in mare e di ripartizione degli sbarcati.

Ma quali sono, al momento, le regole per l’immigrazione, il soccorso e l’accoglienza? E, osservando i dati su sbarchi e ricollocamento, l’Italia è davvero la più colpita?

Quali sono le leggi internazionali in vigore in tema di migranti

Gli Stati membri dell’Unione Europea devono attenersi, innanzitutto, al “diritto internazionale del mare”, un insieme di convenzioni e accordi sul soccorso dei migranti. Tra questi, spiccano due documenti in particolare, sottoscritti anche dall’Italia: la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos) del 1982 e il Regolamento di Dublino del 2013. 

Si aggiungono il Safety of life at sea (Solas) del 1974 e la Sar, firmata ad Amburgo nel 1979 (entrambe impongono l’obbligo di collaborazione tra stati per i primi soccorsi); la Salvage, firmata a Londra nel 1989 (riguarda l’intervento immediato in caso di pericolo in mare) e, infine, altri accordi più recenti che regolano la ridistribuzione dei migranti (documenti attualmente al centro di forti discussioni nell’Ue).

Cosa dice il Regolamento di Dublino sulle richieste d’asilo

Il Regolamento di Dublino è il testo di riferimento per il controllo delle frontiere esterne dell’Unione Europea. È in vigore dal 1997 e l’ultima modifica al testo risale al 2013. Partecipano tutti gli stati membri tranne la Danimarca, più Svizzera, Liechtenstein, Irlanda e Norvegia. 

Il documento prevede che le richieste di asilo siano esaminate nello stato di primo ingresso illegale. Ad esempio, è Roma a doversi fare carico delle richieste dei migranti che sbarcano nei porti italiani. Per gli altri Paesi dell’Unione, il regolamento elenca alcuni obblighi di solidarietà: possono partecipare alla redistribuzione dei migranti, oppure sostenere finanziariamente i Paesi di primo approdo; o ancora, offrire altre forme di aiuto.

Il testo, però, è molto criticato in quanto, secondo alcuni stati, ha finito per lasciare il maggior peso degli sbarchi illegali sui Paesi che, per posizione geografica, si trovano sulle rotte migratorie (come Italia, Grecia e Spagna).

Sbarco al molo Norimberga di Messina di 148 migranti.

La Convenzione delle Nazioni Unite sui migranti

La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare stabilisce norme che riguardano obblighi di soccorso dei migranti in mare e negli oceani. Ogni stato, ad esempio, deve esigere che il comandante di una nave che batte la sua bandiera proceda velocemente al soccorso delle persone in pericolo e comunichi qual è il porto più vicino presso cui farà scalo

Gli altri accordi tra i Paesi dell’Unione Europea

Negli ultimi anni sono stati raggiunti altri accordi per la ridistribuzione dei migranti e l’accoglienza. L’intesa di cui la Francia ha annunciato la sospensione, dopo il caso Ocean Viking e lo scontro con Roma, è stata sottoscritta lo scorso giugno: coinvolge 23 Paesi, tra cui 19 stati membri e 4 extra-Schengen. Essendo un accordo di redistribuzione su base volontaria, non impone però nessun obbligo a chi l’ha firmato.

Ma di cosa si tratta? L’intesa prevede la redistribuzione di 10mila migranti arrivati nel Sud d’Europa, di cui circa 7mila accolti dall’Italia. Ci sono però stati che non hanno offerto disponibilità per accogliere queste persone: in base al piano, sono dunque tenuti a offrire aiuti economici per il rimpatrio delle persone che non vengono giudicate idonee a restare. 

In cambio, i Paesi di approdo (tra cui il nostro) devono identificare i migranti in arrivo (con fotosegnalamento), procedere ai necessari controlli sanitari e inserire le informazioni (e le impronte digitali) nella banca dati comune Eurodac. Entrano a questo punto in gioco le delegazioni del Paese in cui devono essere trasferiti i migranti, che visitano i centri di accoglienza, analizzano i dossier individuali dei candidati e li intervistano.

La novità di questo accordo è che, a differenza del Regolamento di Dublino, non riguarda solo i richiedenti asilo, ma anche i migranti economici.

Chi accoglie più migranti in Europa e quanti sono in Italia

Dall’inizio del 2022, gli sbarchi segnalati dal Viminale in Italia sono oltre 90mila. Si tratta principalmente di migranti di nazionalità egiziana, tunisina, bengalese, siriana e afghana. Gli arrivi in Spagna degli ultimi 10 mesi sono, invece, 26.341, in Grecia 7.684 e a Cipro 13.474.

Considerando gli sbarchi sulle nostre coste, la maggior parte delle persone arriva autonomamente, cioè senza necessità di operazioni di salvataggio. Tra il 2020 e il 2021, questo tipo di sbarchi sono stati più della metà (53%). Poi ci sono i soccorsi di Guardia costiera e Frontex, che corrispondono al 31% degli arrivi. Infine, il numero di persone che raggiunge l’Italia tramite le Ong è più basso, il 16% del totale.

Molte di queste persone, però, non rimangono nel nostro Paese. Secondo i dati Eurostat, l’Italia è infatti il quarto Paese per richieste d’asilo: nel 2021 sono state fatte 45.200 domande, mentre in Francia ne sono arrivate 105.800, più del doppio, in Germania 148mila, in Spagna 652.295.

In generale il trend è in forte incremento in tutta l’Ue, con dati mai così alti dal 2016. E per quanto riguarda gli ingressi irregolari, in nove mesi sono state segnalate circa 228mila presenze.

Fonte foto: ANSA

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