Michelle Causo poteva essere salvata? Racconto shock del 17enne arrestato per l'omicidio: "Non è morta subito"
Il 17enne arrestato per l'omicidio di Michelle Causo a Primavalle ha rivelato che la ragazza non è morta subito: cosa è emerso dall'interrogatorio
Michelle Causo, la 17enne trovata morta in un carrello della spesa a Primavalle, forse poteva essere salvata. Stando al racconto shock del 17enne arrestato per il suo omicidio, infatti, la ragazza “non è morta subito“.
L’interrogatorio del 17enne arrestato per l’omicidio
Stando a quanto riportato da ‘Il Messaggero’, il 17enne arrestato per l’omicidio di Michelle Causo avrebbe rivelato durante l’interrogatorio di garanzia avvenuto sabato 1° luglio: “Non è morta subito. Tremava tutta, aveva le convulsioni“.
Quando il gip gli ha chiesto perché non sia intervenuto per tentare di salvare la ragazza, il 17enne avrebbe risposto: “Ormai era troppo tardi. Sapevo che mi avrebbero arrestato”. Il sito del quotidiano ha ricostruito così poi il senso delle dichiarazioni dell’arrestato: “Ho aspettato che morisse e poi ho pensato a come sbarazzarmi del corpo”.
Il movente
Durante l’interrogatorio, durato 4 ore, l’adolescente, originario dello Sri Lanka ma nato a Roma, avrebbe ripetuto più volte: “Ho fatto una caz**ta“.
Assistito dall’avvocato Daniele Meles, il 17enne avrebbe ripetuto di avere ucciso la ragazza nella casa di via Dusmet perché “le dovevo pagare qualche canna, non avevo i soldi e lei si è infuriata. Ho visto il coltello e l’ho usato”. Il giovane ha negato relazioni sentimentali con la vittima ha spiegato di essersi sentito minacciato.
Gli inquirenti, in questi giorni, inizieranno ad analizzare i cellulari dell’indagato e della vittima per far completa chiarezza sul movente.
Il 17enne arrestato ha fornito subito agli agenti della Squadra mobile e del commissariato di Primavalle il codice Pin del suo telefono e ha accettato di sottoporsi al prelievo delle urine. I risultati degli esami tossicologici sono attesi a breve. Lui ha negato di aver assunto droghe pesanti.
Vilipendio di cadavere
La pm Anna Di Stasio ha deciso di contestare all’indagato (oltre all’accusa di omicidio volontario, aggravato dai futili motivi e dal fatto di avere agito in danno di una persona minore degli anni 18, e a quella di occultamento di cadavere) anche l’accusa di vilipendio di cadavere perché il corpo di Michelle Causo è stato trattato come un rifiuto da smaltire.
Dopo la morte, infatti, il cadavere è stato infilato in un sacco della spazzatura, messo in un carrello della spesa e abbandonato accanto a una fila di cassonetti in strada.