Matteo Messina Denaro non si collega in videoconferenza con l'aula bunker: prima seduta di chemioterapia
Matteo Messina Denaro ha rinunciato a collegarsi con l'aula bunker per assistere all'udienza del processo sulle stragi che lo vede imputato
Matteo Messina Denaro ha rinunciato al collegamento in videoconferenza, dal carcere dell’Aquila in cui è detenuto, con l’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, dove è in corso il processo d’appello in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio, costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino tra il maggio e il luglio 1992. L’ex super latitante avrebbe rinunciato a causa della sua prima seduta di chemioterapia. L’avvocato del boss, la nipote Lorenza Guttadauro, ha invece rinunciato a rappresentare Messina Denaro, delegando il difensore d’ufficio. L’udienza è stata quindi rinviata a giovedì 9 marzo.
- La rinuncia di Matteo Messina Denaro
- Assente anche la nipote, legale del boss: udienza rinviata
- Il processo
- Interrogato l'autista
La rinuncia di Matteo Messina Denaro
A dare comunicazione della rinuncia di Matteo Messina Denaro a collegarsi in videoconferenza dal carcere dell’Aquila è stata la presidente della Corte d’Assise d’appello, Maria Carmela Giannazzo.
Era stato predisposto il collegamento, ma la sedia dell’imputato è rimasta vuota.
“Il rinvio dell’udienza di oggi era prevedibile fino a un certo punto, perché l’imputato avrebbe potuto anche presenziare, ma presumo che la situazione legata al suo stato di salute e alle cure che si stanno prestando all’imputato lo abbiano determinato a questa scelta”, ha detto – ripreso dall’Adnkronos – il procuratore generale di Caltanissetta, Antonino Patti, alla fine dell’udienza di giovedì 19 gennaio, durata solo pochi minuti per il rinvio chiesto dal legale del boss.
In effetti, Matteo Messina Denaro avrebbe rinunciato a essere presente in videoconferenza proprio a causa della sua prima seduta di chemioterapia a cui viene sottoposto all’interno dell’istituto penitenziario.
A quanto si apprende da fonti citate dall’Ansa, sarebbe stata allestita un’apposita stanza non molto distante dalla sua cella dove Messina Denaro si sottopone alle cure.
Al momento non c’è certezza, in virtù di questa necessità medica, su quali saranno le intenzioni del boss di Cosa Nostra in merito all’eventuale sua partecipazione alle prossime udienze del processo.
“Che collabori lo speriamo tutti, ma nessuno di noi può saperlo – ha aggiunto Patti -: è depositario di conoscenze sulla stagione stragista del ’92 e ’94, ancora oggi non sondate e sconosciute da altri collaboratori”.
Assente anche la nipote, legale del boss: udienza rinviata
L’udienza è stata rinviata a giovedì 9 marzo “per consentire al difensore di essere presente“.
La decisione è stata della presidente della Corte, visto che uno dei due difensori d’ufficio del boss – l’avvocato Salvatore Baglio – ha comunicato di avere ricevuto una delega dal difensore di fiducia nominato da Messina Denaro, la nipote Lorenza Guttadauro, chiedendo quindi i termini a difesa.
Il processo
Matteo Messina Denaro è imputato nel processo d’appello con l’accusa di essere mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
Nella sua vita, non è mai apparso in un’aula di un tribunale: fino ad ora è stato giudicato da latitante e tutto il processo si è celebrato in sua assenza.
In primo grado, il boss è stato riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo.
Interrogato l’autista
Nel frattempo ha parlato anche Giovanni Luppino, l’autista che ha accompagnato Matteo Messina Denaro alla clinica ‘La Maddalena’ di Palermo.
“Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss”, le sue parole riportate dal suo avvocato, Giuseppe Ferro, al termine dell’udienza di convalida davanti al giudice per le indagini preliminari (gip) che si è svolta nel carcere Pagliarelli.
Giovanni Luppino, 59 anni, commerciante di olive, ha sostenuto di non conoscere Messina Denaro: ha ribadito che gli era stato presentato come cognato di Andrea Bonafede, e di averlo accompagnato in ospedale perché doveva sottoporsi alla chemioterapia.