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CRONACA NERA

Messina Denaro, l'autista resta in carcere: il 59enne aveva un "compito strategico in Cosa nostra"

Il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per Giovanni Luppino, l'autista del boss Matteo Messina Denaro che era stato arrestato con lui

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Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

Resta in carcere Giovanni Luppino, l’uomo che ha fatto l’autista al boss Matteo Messina Denaro e che è stato arrestato lunedì insieme all’ormai ex superlatitante. Il gip del Tribunale di Palermo Fabio Pilato ha infatti disposto la custodia cautelare in carcere per il 59enne agricoltore di olive.

Disposto il carcere per l’autista di Messina Denaro

Giovanni Luppino, l’uomo che lunedì scorso ha accompagnato Matteo Messina Denaro alla clinica La Maddalena di Palermo, dove è scattato il blitz che ha posto fine alla sua latitanza, era “consapevole dell’identità del boss“.

Lo scrive, secondo quanto riporta Adnkronos, il giudice per le indagini preliminari di Palermo Fabio Pilato nell’ordinanza di custodia cautelare a carico dell’autista del boss, emessa nella giornata di oggi 20 gennaio accogliendo la richiesta della Dda palermitana.

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Ordinanza arrivata a 24 ore dalla convalida dell’arresto. Nel corso dell’interrogatorio di ieri davanti al gip, Luppino ha negato di essere stato a conoscenza dell’identità del “passeggero” che aveva accompagnato alla clinica palermitana.

Per il gip l’autista aveva un “compito strategico in Cosa nostra”

Al giudice Luppino, ufficialmente commerciante di olive, ha negato di sapere che l’uomo che lui conosceva con il nome di Francesco fosse Matteo Messina Denaro. Il 59enne ha raccontato di aver conosciuto “Francesco” alcuni mesi prima, sostenendo gli fosse stato presentato da un compaesano, Andrea Bonafede, come suo cognato.

Da allora non avrebbe mai più visto il boss fino a domenica, quando questi gli aveva chiesto di dargli un passaggio a Palermo dove avrebbe dovuto fare la chemioterapia.

Una versione che secondo la procura e il gip sarebbe completamente inventata e non credibile. “La versione dei fatti fornita dall’indagato è macroscopicamente inveritiera“, scrive il giudice nell’ordinanza di custodia cautelare.

“È noto – scrive il gip – che il ruolo di autista costituisce compito estremamente delicato e strategico nell’organizzazione interna di cosa nostra, soprattutto per le esigenze di cautela e protezione dei capi mafia. Ne consegue che l’incarico viene assegnato a persone di massima fiducia, in grado di garantire segretezza, sicurezza ed affidabilità degli spostamenti”.

“Una simile funzione – sottolinea il giudice – tocca il massimo livello di accortezza se poi il soggetto accompagnato sia addirittura il vertice assoluto dell’organizzazione criminale, costretto a destreggiarsi in un trentennale stato di latitanza”.

L’autista trovato due telefonini e una lunga serie di appunti

Al momento dell’arresto, l’autista del boss Messina Denaro aveva in tasca due telefoni cellulari in modalità aereo e una nutrita serie di pizzini e foglietti. Come si legge nell’ordinanza, fogli contenenti “numeri di telefono, nominativi e appunti di vario genere, dal contenuto oscuro e di estremo interesse investigativo”.

Elementi, tra gli altri, che hanno fatto propendere il gip per la custodia cautelare in carcere. Oltre alla pericolosità sociale e al pericolo di fuga, secondo il giudice esiste il rischio che l’uomo possa far sparire indizi, tracce e prove utili alle indagini.

Il gip parla di un “concreto e attuale pericolo per l’acquisizione o la genuinità della prova nell’ambito di un’operazione ancora in corso con la ricerca dei covi e della rete dei fiancheggiatori che hanno reso possibile una latitanza così lunga”.

Giovanni Luppino deve rispondere dei reati di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, aggravati dal metodo mafioso.

Fonte foto: ANSA

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