Mes e Fase 3, i consigli di Prodi al governo per ripartire
Romano Prodi ha parlato dell'attuale situazione politica e si è detto favorevole ad usare i prestiti del Mes per la sanità
“I problemi che noi non abbiamo ce li creiamo, perché la faccenda del Mes è proprio una cosa post moderna”. Lo ha affermato l’ex premier Romano Prodi, intervistato a Bologna da Maurizio Molinari e Marco Damilano durante l’evento ‘Repubblica delle Idee’. “Sono soldi per fare qualcosa per la sanità e siccome ne abbiamo bisogno credo sia giusto dire di sì. Ma serve anche – ha aggiunto – elencare cosa si fa con quei soldi”.
“Abbiamo asciugato progressivamente la sanità, indipendentemente che la spesa sia delle Regioni o dello Stato”, ha spiegato Prodi. “Sulla sanità come sistema di base la struttura regionale risponde. Il problema – ha aggiunto – è il coordinamento nazionale, pur scritto nella Costituzione, il problema è farlo funzionare”.
Parlando del Governo, l’ex presidente del Consiglio ha detto che la difficoltà principale del Conte bis “è la lentezza delle decisioni, il rinvio ha preso la parte troppo forte in un momento in cui c’è bisogno della decisione rapida” che deve “dare il senso della forza, dell’energia”. “Adesso – sottolinea – il problema è reagire rapidamente”.
“Sono stato accusato di voler tornare all’impresa pubblica”, ha detto Prodi, spiegando di non credere “che la creazione dell’impresa pubblica sia utile, ma un intervento pubblico nel riorganizzare l’economia è un fatto fondamentale, come stanno facendo i francesi”.
“Il problema – ha aggiunto – è che abbiamo indebolito la politica decisionale”, “dobbiamo ricostituire questa capacità di decisioni”.
Riguardo al panorama politico attuale, Prodi ha affermato: “Non penso che il sovranismo sia finito, ma che la sua parabola sia discendente. Però il problema è chi ne prende il posto, visto che non ci sono più le strutture dei partiti tradizionali?”.
“Come viene selezionata, educata, formata la classe dirigente politica? Perché – continua – i Cinque Stelle hanno problemi… perché hanno avuto parlamentari con 41 voti di preferenza… Magari sono anche meglio degli altri, ma non hanno l’esperienza che si forma con lo studio e il mestiere”.
Stessa cosa, aggiunge, per il Pd: “Non fa congressi, ma non per colpa del singolo dirigente, ma perché si è venuta a rompere la struttura locale che ti fa fare i congressi, la rete. E questo è quello che mi preoccupa. Questa è la chiave della delega verso l’alto, che non è meglio del populismo“.