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Meloni firma accordo con Rama per due centri per migranti in Albania: cosa prevede l'intesa

Giorgia Meloni e Edi Rama hanno firmato un protocollo d'intesa tra Italia e Albania per la gestione dei migranti

Pubblicato:

Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

Migranti, firmato un protocollo d’intesa tra Italia e Albania per condividere in parte la gestione dell’immigrazione. Lo ha annunciato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Palazzo Chigi insieme con il primo ministro albanese Edi Rama. L’intesa prevede la creazione di due centri per l’accoglienza in Albania gestiti interamente dall’Italia.

Cosa prevede l’accordo Italia-Albania

Nella giornata di lunedì 6 novembre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama hanno firmato a Roma un protocollo d’intesa tra Italia e Albania per portare dall’altra parte dell’Adriatico una parte dei migranti che in futuro sbarcheranno sulle coste italiane.

In una dichiarazione congiunta alla stampa i due leader hanno detto che l’Albania metterà a disposizione dell’Italia due aree del proprio territorio dove verranno realizzati due strutture per l’accoglienza dei migranti a gestione interamente italiana.

I due centri saranno allestiti e gestiti dall’Italia a proprie spese, la loro giurisdizione sarà italiana. L’obiettivo è quello di renderli operativi entro la primavera del 2024.

Due centri italiani per migranti in Albania

I dettagli dell’accordo non sono noti, in quanto il testo del protocollo d’intesa non è stato ancora pubblicato. Secondo quanto annunciato da Meloni, una delle due strutture verrà realizzata nel porto di Shengjin, nel nord dell’Albania, e sarà dedicata alle procedure di sbarco e identificazione.

Il secondo centro verrà realizzato a Gjader, in un’area circa 20 km più all’interno, e sarà una struttura analoga ai Centri per la permanenza per i rimpatri (Cpr), dove i migranti restano in attesa dell’esame delle richieste di asilo e degli eventuali rimpatri.

Secondo l’accordo, in Albania non verranno portati i migranti giunti sulle coste e sul territorio italiani, ma solo ed esclusivamente le persone salvate in mare. Ad eccezione di minori, donne in gravidanza e altri soggetti vulnerabili, che verranno sbarcati regolarmente in Italia.

Meloni ha spiegato che il limite massimo di capienza dei centri in Albania sarà di 3 mila persone su base mensile. Nelle intenzioni del governo, nelle due strutture potrebbero transitare fino a 36 mila migranti all’anno.

In cambio della disponibilità dell’Albania a cedere quelle che saranno di fatto due enclavi italiane sul suo territorio, l’Italia si è impegnata a sostenere con maggiore forza la candidatura albanese all’ingresso nell’Unione europea.

Meloni: “Accordo di respiro europeo”

“L’Italia è il primo partner commerciale dell’Albania. C’è una strettissima collaborazione che già esiste nella lotta all’illegalità”, ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni parlando dell’accordo sottoscritto con il premier albanese Edi Rama.

“Quando ne abbiamo iniziato a discutere siamo partiti dall’idea che l’immigrazione illegale di massa è un fenomeno che nessuno Stato Ue può affrontare da solo e la collaborazione tra stati Ue e stati  è fondamentale”.

L’accordo con l’Albania “è di respiro europeo“, ha detto Meloni e “dimostra che si può collaborare nella gestione dei flussi, l’Albania si conferma una nazione amica e nonostante non sia ancora parte dell’Unione si comporta come se fosse un Paese membro”.

“Anche per questo – ha aggiunto – sono fiera che l’Italia sostenga da sempre l’ingresso dell’Albania e degli altri Paesi dei Balcani occidentali nell’Ue”.

Rama: “Se l’Italia chiama l’Albania c’è”

Il premier albanese Edi Rama ha spiegato che “questo accordo non sarebbe stato possibile con nessun altro stato Ue: c’è una differenza importante di natura storica, culturale ma anche emozionale che lega l’Albania all’Italia”.

Se l’Italia chiama l’Albania c’è. Non sta a noi giudicare il merito politico di decisioni prese in questo luogo e altre istituzioni, a noi sta rispondere ‘presente’ quando si tratta di dare una mano”, ha aggiunto.

Fonte foto: ANSA

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