Matteo Messina Denaro viveva vicino alla casa della famiglia di Agostino Catalano: lo sfogo del fratello
Il boss Messina Denaro ha vissuto a pochi metri dalla casa della famiglia di Agostino Catalano, vittima della strage di via d'Amelio
Campobello di Mazara, ormai da quasi una settimana, è sotto la luce dei riflettori dei media dopo che sono stati scoperti ben tre covi nei quali il boss Matteo Messina Denaro si sarebbe nascosto negli ultimi mesi. Due tane e un bunker uno a pochi metri di distanza dall’altro che hanno aiutato l’ex latitante trentennale di Cosa Nostra a sfuggire alla cattura delle forze dell’ordine. Ma tra quei nascondigli, tra le vie del paese nel Trapanese, c’è anche la casa di Salvatore Catalano, fratello di Agostino Catalano, morto nella strage di via d’Amelio in cui perì anche il giudice Paolo Borsellino.
Messina Denaro vicino ai Catalano, lo sfogo
Appena cento metri dividono una delle tane di Matteo Messina Denaro dalla casa di Salvatore Catalano, fratello di “Nino”, il poliziotto che il 19 luglio 1992 morì con i colleghi Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina, oltre che col giudice Paolo Borsellino.
Intervistato dal Tg1, Catalano ha sottolineato che mai si sarebbe aspettato di avere il boss così vicino. Mai nessuno, in paese e non solo, avrebbe pensato di avere Matteo Messina Denaro nei paraggi, e il fratello della vittima della mafia lo ha sottolineato più volte: “Dicono che i boss stanno sul territorio, ma averlo qui è impensabile. Mai ci avrei creduto”.
“Questa cattura per noi è molto importante. Qualunque cosa si voglia dire, che era malato o altro, non ce ne frega nulla. Lo Stato ha vinto” ha voluto ricordare Salvatore.
“Dovete vergognarvi”
Nel corso dell’intervista al Tg1 Catalano si è poi soffermato a parlare di quei siciliani che non hanno esultato all’arresto di Messina Denaro. Se Pif ha avuto una reazione dura nel corso di Cartabianca, sbottando contro un conterraneo, la reazione del fratello di Nino Catalano è stata ben diversa.
“Parlo in prima persona, a chi dice che non è stato un giorno di festa dico che si deve vergognare se pensa una cosa del genere. Mio fratello, come tutti quelli che sono caduti per mano mafiosa, lo piango ancora” le parole di Salvatore Catalano.
Chi era Agostino Catalano
“Mio fratello aveva 43 anni” ha ricordato in apertura di intervista Salvatore Catalano. Agostino, agente della polizia classe 1949, ha visto interrompere la sua vita nel pomeriggio del 19 luglio 1992 in via d’Amelio. Palco di una delle stragi cittadine più dure e cruente di Palermo, la via è ricordata per la morte del giudice Paolo Borsellino.
Proprio a Borsellino, insieme ai colleghi Cosina, Li Muli, Loi e Traina, Catalano faceva la scorta quel tragico pomeriggio di luglio. Solitamente assegnato alla protezione di padre Bartolomeo Sorge, per il quale era capo scorta, il 19 luglio 1992 per carenza di organico si trovò però insieme a Borsellino.
Diventato poliziotto per passione, la trasformazione in agente di scorta arrivò per aiutare la famiglia che attraversava difficoltà economiche.
Proprio qualche giorno prima di morire Catalano si era reso protagonista del salvataggio di un bambino che stava annegando nel mare di Mondello.