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CRONACA NERA

Matteo Messina Denaro fermato dai carabinieri 7 anni fa, rivelazione del procuratore: "Non venne riconosciuto"

Matteo Messina Denaro era stato fermato a un posto di blocco sette anni fa, ma senza che i carabinieri riuscissero a riconoscerlo: la rivelazione del procuratore

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Simone Vazzana

GIORNALISTA

Giornalista professionista, è caporedattore di Virgilio Notizie. Ha lavorato per importanti testate e tv nazionali. Scrive di attualità, soprattutto di Politica, Esteri, Economia e Cronaca. Si occupa anche di data journalism e fact-checking.

Il retroscena è clamoroso. Se aveva destato scalpore il fatto che Matteo Messina Denaro si fosse nascosto per decenni nel suo territorio, in provincia di Trapani, la rivelazione di Maurizio De Lucia è un duro colpo allo Stato. Il boss di Cosa Nostra di Castelvetrano, secondo il procuratore di Palermo che ha coordinato le indagini culminate col suo arresto il 16 gennaio 2023, era stato fermato 7 anni prima dai carabinieri a un posto di blocco. Non venne riconosciuto dai militari che controllarono il suo documento: “Tutto sembrava in regola”.

La rivelazione di Maurizio De Lucia su Matteo Messina Denaro

Giovedì 25 gennaio il procuratore di Palermo ha rivelato l’aneddoto su Matteo Messina Denaro durante un incontro con i ragazzi delle scuole di Casal di Principe, in provincia di Caserta, organizzato nella villa confiscata alla camorra in cui ha sede Casa don Peppe Diana, luogo dedicato al sacerdote assassinato il 19 marzo 1994.

Maurizio De Lucia ha svelato che:

“Messina Denaro confidava sul fatto che le forze dell’ordine avevano sue foto vecchie di anni, ma c’era anche chi lo avvisava dei movimenti degli investigatori. Ci dobbiamo interrogare su come sia stato possibile che abbia trascorso 30 anni in latitanza. Oggi, l’impegno della Procura di Palermo è quello di individuare chi ha favorito Messina Denaro. La malattia non aveva cambiato le abitudini del latitante“.

I boss e la Cupola

De Lucia ha inoltre aggiunto che, negli ultimi anni, “Cosa Nostra ha subito colpi importanti, è stata indebolita ed è più povera, ma le famiglie provano sempre a riorganizzare un organismo di vertice e soprattutto ad arricchirsi nuovamente, attraverso il traffico di stupefacenti“.

Sostanzialmente, secondo il procuratore di Palermo, i boss vorrebbero ricreare la Cupola.

Il processo al medico che firmò i certificati

Nel frattempo, mercoledì 24 gennaio a Marsala, è iniziato il processo a carico di Alfonso Tumbarello, il medico di Campobello di Mazara imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atti pubblici, accusato di avere scritto numerosi certificati per consentire all’allora latitante Matteo Messina Denaro di potersi curare sotto il falso nome di Andrea Bonafede.

Per la prima volta, l’Ordine dei medici di Trapani si è costituito parte civile contro un suo iscritto.

Tumbarello, arrestato il 7 febbraio 2023, si sarebbe occupato delle prescrizioni per la cura del cancro del boss, intestandole al prestanome Andrea Bonafede.

Secondo l’accusa, il medico avrebbe visitato personalmente Matteo Messina Denaro e sarebbe stato a conoscenza della sua vera identità.

Fonte foto: ANSA

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