Manifestazioni in Israele contro Netanyahu: 100mila persone in piazza, incendi e scontri con la polizia
Israele è scossa da proteste violente in tutte le maggiori città del Paese per chiedere le dimissioni di Netayahu
Proteste violente in Israele. Decine di migliaia di persone sono scese in piazza in diverse manifestazioni nelle principali città del Paese per protestare contro il governo di Netanyahu, colpevole di non aver ancora trovato un accordo per la liberazione degli ostaggi.
Le proteste contro Netanyahu
Nella serata di sabato 6 aprile decine di migliaia di persone, fino a 100mila secondo gli organizzatori, si sono radunate nelle piazze di Haifa, Tel-Aviv e altre città israeliane per protestare contro il governo di Benjamin Netanyahu.
Le proteste sono presto degenerate in episodi violenti. I manifestanti sono arrivati allo scontro con le forze di polizia schierate per mantenere l’ordine e hanno appiccato incendi lungo le strade.
Diverse persone tra manifestanti e agenti sarebbero rimaste ferite durante gli scontri, mentre una persona sarebbe stata arrestata. Le manifestazioni chiedevano le immediate dimissioni del primo ministro.
Cosa chiedono le manifestazioni
Le motivazioni delle proteste avvenute sabato 6 aprile nelle maggiori città di Israele vanno oltre la mera critica politica a Netanyahu, ma puntano soprattutto a criticarne l’operato nella conduzione della guerra nella Striscia di Gaza.
Sono trascorsi infatti sei mesi da quando Hamas ha attaccato diversi insediamenti israeliani al confine con la Striscia di Gaza, uccidendo centinaia di civili e prendendo decine di ostaggi.
Proprio la questione della liberazione di questi ostaggi è stata la questione centrale delle proteste contro il governo israeliano. I manifestanti sottolineano di volere il ritorno di queste persone vive, anche se alcuni sono già stati trovati morti.
Il supporto per la guerra in Israele
È importante sottolineare che nessuna di queste manifestazioni aveva l’intenzione di criticare la guerra nella Striscia di Gaza nel suo complesso. Il sostegno per le operazioni militari è infatti molto alto.
Nessuno dei principali partiti si esprime contro le operazioni militari, incluso quello del politico più quotato per sostituire Banjamin Netanyahu come primo ministro in caso di elezioni anticipate: Benny Gantz.
Gantz è coinvolto del gabinetto di guerra, un governo di unità nazionale creato proprio all’inizio delle operazioni militari, ma è molto critico nei confronti di Netanyahu e ha già incassato il supporto degli Usa con un invito a Washington.