La studentessa italiana Irene Cecchini che ha parlato con Putin: "La Russia è un Paese libero"
Torna a parlare la studentessa Irene Cecchini, la 22enne che nei giorni scorsi ha rivolto una domanda sull'Italia al presidente della Russia, Vladimir Putin
“La Russia è un Paese libero”. Lo dice la studentessa Irene Cecchini, che rivolto una domanda a Vladimir Putin sull’Italia nei giorni scorsi. La ragazza sostiene anche che la soppressione dei dissidenti sia un’invenzione occidentale.
- L'intervista della studentessa italiana Irene Cecchini
- Le morti sospette tra gli oppositori di Putin
- I dati sulla libertà in Russia
L’intervista della studentessa italiana Irene Cecchini
La 22enne, che nei giorni scorsi ha rivolto una domanda al presidente russo Putin sull’Italia, ha rilasciato un’intervista al quotidiano La Stampa, parlando della sua esperienza in Russia.
“Il racconto della Russia illiberale e dittatoriale è una costruzione dell’Occidente che da anni attacca Mosca per guadagnare sempre più terreno. L’Occidente ha sempre considerato questo Paese come una pecora nera”, il pensiero della ragazza.
Cecchini si rifiuta poi di rispondere a una domanda sulla morte di Navalny, l’oppositore di Putin morto negli scorsi giorni a 47 anni in una prigione siberiana, che la Russia aveva prima tentato di uccidere con un avvelenamento e ha poi arrestato con accuse pretestuose.
“Non sono esperta di questi temi” dice Cecchini su Navalny, ma poi tiene a specificare che la soppressione dei dissidenti in Russia sia “una narrazione inesatta. È falso che in Russia non ci sia libertà“.
Cecchini aggiunge poi in coda alla sua risposta sui dissidenti: “Pensi a me, che sono andata da straniera a fare una domanda al presidente. E poi pensi come verrebbe trattato un russo davanti a Mattarella“.
In realtà Alexander Bani, ragazzo di madre russa, ha ricevuto dal presidente l’onorificenza di Alfiere della Repubblica il 4 febbraio 2023.
Le morti sospette tra gli oppositori di Putin
Dal 2003 sono oltre 20 gli oppositori di Putin morti in circostanze non chiarite.
Sergei Yushenkov, contrario alla guerra in Cecenia, è morto nel 2003 per un colpo di pistola.
Stessa guerra di cui scriveva la giornalista Anna Politkovskaya, uccisa nel 2006 da 5 sicari.
Nel 2009 morirono anche i suoi collaboratori Stanislav Markelov e Anastasia Baburova.
Morti anche molti rivali politici di Putin, da quelli civili come Boris Nemtsov, freddato da 4 colpi di pistola alla schiena nel 2015, a quelli militari come Yevgeny Prigozhin, che nel 2023 era alla guida del potente gruppo mercenario Wagner, con il quale aveva minacciato una marcia su Mosca.
I dati sulla libertà in Russia
La Russia è 164° su 180 Paesi nella classifica per la libertà di stampa. Il Democracy Index, analisi dello stato della democrazia in diverse nazioni del settimanale The Economist, ha classificato il Paese come autoritario nel 2023.
Secondo Amnesty International “la guerra di aggressione contro l’Ucraina è stata accompagnata da un’escalation della repressione del dissenso all’interno della Russia“, in particolare con la legge che punisce il “discredito delle forze armate”.
Nel marzo del 2023 la Corte Penale Internazionale ha emanato un mandato d’arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin per i crimini di guerra commessi dall’esercito russo in Ucraina, tra cui il massacro di Bucha e le deportazioni di bambini ucraini.