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La studentessa Emma Ruzzon denuncia il suo titolare perché lavorava in nero: cos’ha detto nel video

Paladina dei diritti degli studenti, Emma Ruzzon ha raccontato la sua vicenda sui social dicendo basta al “ricatto” del lavoro in nero

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Antonio Cardarelli

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione alla Sapienza e master in Giornalismo Digitale alla Pul di Roma, è giornalista professionista dal 2007. Ha lavorato come redattore in diversi quotidiani locali e, successivamente, ha ricoperto lo stesso ruolo per siti di informazione nazionali, per i quali ha anche seguito i canali social.

Emma Ruzzon, paladina dei diritti degli studenti dell’università di Padova, ha fatto sapere di aver denunciato il proprio datore di lavoro. “Lavoravo in nero e ho detto basta”, ha detto la giovane in un video postato su Instagram. Ruzzon, come rappresentante degli studenti universitari, era diventata famosa a febbraio del 2023 dopo il suo discorso nel quale denunciava le pressioni psicologiche che gravavano sugli studenti universitari.

Le difficoltà degli studenti che lavorano

Nell’ultimo video pubblicato sui suoi canali social, Emma Ruzzon ha affrontato il tema del lavoro in nero, che spesso riguarda proprio gli studenti universitari. Alle prese con costi elevati per gli affitti e per altre spese, molte volte gli studenti accettano condizioni di lavoro difficili.

La rappresentante degli studenti ha criticato chi sostiene che il lavoro nero faccia comodo: “Non ci fa comodo sapere che non abbiamo diritti”, ha detto.

 

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Ruzzon: “Ho detto basta al ricatto del lavoro nero”

“Ho detto basta e ho denunciato il posto in cui lavoravo, perché lavoravo i nero. Non è stato facile perché avevo paura. Pensavo di non trovare un altro lavoro e quindi temevo di ritrovarmi senza uno stipendio per un periodo indefinito di tempo. Non ho ceduto al ricatto tra diritti e privilegio. Penso che dobbiamo iniziare a parlarne”, ha detto Emma Ruzzon nel video.

La rappresentante degli studenti si è soffermata sulle accuse che spesso vengono rivolte ai giovani, dicendo che “non siamo pigri” perché molti di noi lavorano per mantenersi.

“Per molti è impensabile mantenersi senza lavorare, considerato il costo della vita, tra affitto, libri e trasporti”, ha proseguito la studentessa dell’Università di Padova. E sulla mancanza dei diritti ha specificato che non fa piacere sapere di non avere a disposizione malattie, contributi e ferie estive.

L’attenzione posta sui suicidi degli studenti

Lo scorso febbraio Emma Ruzzon aveva denunciate le storie di tanti ragazzi che, non riuscendo a reggere le pressioni sociali o della famiglia, cedevano fino ad arrivare al suicidio.

“Sentiamo il peso il peso di aspettative asfissianti, che non tengono in considerazione il bisogno umano di procedere con i propri tempi, con i propri modi”, aveva detto nel suo discorso la rappresentante degli studenti dell’università di Padova.

Tra i casi più eclatanti degli ultimi mesi c’è quello di Diana Biondi, studentessa di 27 anni della Federico II di Napoli.

Fonte foto: IPA

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