La Russia diffonde notizie false sui roghi del Corano in Svezia: un milione di post in arabo e altre lingue
La Svezia accusa la Russia di diffondere informazioni false sui roghi del corano nei paesi arabi
La Russia soffia sull’odio religioso. Le autorità svedesi denunciano che profili legati al governo di Mosca stanno diffondendo centinaia di notizie false sui roghi del Corano avvenuti nel Paese scandinavo nelle ultime settimane.
- La notizie false sui roghi del Corano
- Le fabbriche dei troll russe
- Perché in Svezia bruciano il Corano
La notizie false sui roghi del Corano
Un’agenzia del governo svedese ha messo in guardia contro la produzione di notizie false di origine russa riguardo i roghi del Corano avvenuti nelle ultime settimane a Stoccolma.
L’obiettivo sarebbe quello di rendere più difficile l’adesione alla NATO della Svezia, peggiorandone l’immagine nell’opinione pubblica islamica, in particolare di quella turca.
Attraverso un utilizzo capillare di tecniche già conosciute da tempo e utilizzate in altri momenti critici come le elezioni del 2026 negli Stati Uniti, la Russia sta diffondendo più di un milione di post in arabo e altre lingue.
Le fabbriche dei troll russe
La Russia ha fatto della disinformazione un’arma per destabilizzare le democrazie occidentali ormai da anni. Quando l’opinione pubblica europea era meno polarizzata contro Mosca, profili falsi e siti al soldo del Cremlino diffondevano fake news su vari temi, con l’obiettivo di fare propaganda a favore del regime di Putin.
La guerra in Ucraina ha cambiato il panorama e buona parte di questi “Troll”, termine del gergo di internet che significa provocatore, hanno diretto le proprie attenzioni sul conflitto.
I roghi del corano in Svezia sono stati però un occasione di interferire con il processo di adesione dello Stato scandinavo alla NATO, facendo pressione sulla Turchia, membro dell’alleanza e quindi Stato con il potere di bloccare la richiesta di Stoccolma.
Perché in Svezia bruciano il Corano
Da inizio anno in Svezia si sono susseguiti diversi roghi del Corano. Il primo a gennaio p stato compiuto da Rasmus Paludan, politico di estrema destra, all’esterno dell’ambasciata turca di Stoccolma.
In seguito, lo scorso 28 giugno, Salwan Momika, uomo di origine irachena ma cresciuto in comunità di religione cristiana, arrivato in Svezia nel 2018 come rifugiato, ha dato fuoco a un’altra copia del libro sacro dell’Islam.
Questi atti, autorizzati dalle forze di polizia ma condannati dalla politica, sono da inquadrarsi nelle proteste anti-NATO e a favore del popolo curdo. La Svezia sta infatti trattando per entrare nell’alleanza atlantica, e proprio la posizione dello stato scandinavo nei confronti dei curdi la pone in opposizione a un altro membro, la Turchia.