La riforma Cartabia è legge: chi l'ha votata e cosa cambia ora
In Senato è stata approvata la riforma Cartabia sull'ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura: cosa cambia ora
Il Senato della Repubblica ha approvato la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura, confermando il testo Camera, che è dunque legge. I sì alla cosiddetta Riforma Cartabia sono stati 173, i no 37, mentre gli astenuti 16.
Chi ha votato a favore della Riforma Cartabia
Il Senato della Repubblica ha dato il via libera alla Riforma Cartabia. Spicca l’astensione di Italia Viva e il voto favorevole della Lega, nonostante Giulia Bongiorno, come riporta ‘La Repubblica’, abbia detto: “Dopo l’era Palamara era necessaria una riforma costituzionale, la faremo noi”.
Fratelli d’Italia ha votato contro la Riforma Cartabia.
Le parole di Marta Cartabia
In mattinata, nell’aula del Senato, la ministra Marta Cartabia aveva detto: “Solo pochi mesi fa le Camere rispondevano con un lungo applauso all’appello del presidente Matterella che sollecitava l’approvazione di questa riforma. Oggi siamo qui per mantenere l’impegno di trasformare in legge un provvedimento che viene da lontano e che è stato costruito con il contributo di molti. Un provvedimento preceduto da un lungo lavoro, non semplice“.
Ancora Marta Cartabia: “Questo è un passaggio importante nella storia del nostro Paese, in cui troppo a lungo la giustizia è stata terreno di scontro”.
La ministra ha anche detto: “Permettetemi di ricordare e ringraziare tutti coloro che ci hanno consentito di giungere a questo momento”.
Cosa cambia con la riforma Cartabia
Nel suo discorso, Marta Cartabia aveva sottolineato: “L’approvazione di questa legge, il terzo grande pilastro delle riforme della giustizia vòlte a rinsaldare la fiducia dei cittadini nell’amministrazione della Giustizia, consentiràche l’imminente rinnovo del Csm si svolga con nuove regole affinché questa istituzione, presidio costituzionale e imprescindibile dei principi dell’autonomia e dell’indipendenza dell’ordine giudiziario, principi irrinunciabili, possa, per riprendere proprio le parole del presidente Mattarella, svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare”.
Nello specifico, con la riforma Cartabia il Csm sarà composto da 30 membri e non più 24: 20 togati (2 magistrati di legittimità, 5 pubblici ministeri e 13 giudici), 10 laici, oltre a 3 componenti di diritto (il presidente della Repubblica, il primo presidente e il procuratore generale della Cassazione).
L’altra grande novità è relativa al meccanismo di elezione dei componenti togati: la riforma, infatti, introduce un sistema elettorale maggioritario binominale, con un correttivo proporzionale.
I magistrati con incarichi elettivi e governativi non potranno esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali. Al termine del mandato elettivo i magistrati non potranno tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale.
Il passaggio del magistrato da funzioni requirenti a quelle giudicanti (nonché viceversa) sarà possibile solo una volta entro i 10 anni dalla prima assegnazione.
La riforma Cartabia, inoltre, estende anche agli avvocati la possibilità di esprimere un voto unitario sul magistrato sottoposto alla valutazione di professionalità.
Si istituisce, inoltre, il fascicolo della performance del magistrato.
Tra i nuovi illeciti disciplinari sono inserite le condotte riguardanti la violazione dei divieti nei rapporti tra organi requirenti e organi di informazione.