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CRONACA NERA

Interrogatorio di Moussa Sangare sull'omicidio Sharon Verzeni: si era esercitato su una statua. Cos'ha detto

Moussa Sangare è stato sottoposto al secondo interrogatorio per l'omicidio di Sharon Verzeni. Ci sono nuovi dettagli, ma non ancora un movente

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Giorgia Bonamoneta

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, si concentra sulla politica e la geopolitica, scrive anche di economia e ambiente. Laureata in Editoria e Scrittura presso La Sapienza di Roma, ha iniziato a scrivere per una testata impegnata sui diritti civili, prima di lavorare in diverse testate di attualità.

Nuovo interrogatorio per Moussa Sangare sull’omicidio di Sharon Verzeni. L’uomo, 30enne reo confesso, è stato ascoltato per circa 2 ore nel carcere di via Gleno, a Bergamo. Non cambia la versione del killer, che dice di aver agito spinto “a voler fare del male” anche se, aggiunge, non per uccidere. Si apre l’ipotesi della valutazione psichiatrica.

Interrogatorio a Moussa Sangare

Molto atteso l’interrogatorio a Moussa Sangare, il 30enne che ha confessato di aver ucciso Sharon Verzeni per futili motivi. Al momento l’uomo si trova nel carcere di via Gleno, a Bergamo, dove è iniziata l’udienza di convalida del fermo per l’omicidio.

Intorno alle 8:30 del mattino del 2 settembre, è arrivato l’avvocato che segue la difesa di Sangare per il primo colloquio con il gip Raffaella Mascarino.

Moussa Sangare interrogato sull’omicidio di Sharon Verzeni

Anche al gip, come al pm nel primo interrogatorio, ripete: “Non c’è un movente, non so il perché l’ho fatto“. In giornata si attende il deposito dell’ordinanza della giudice per la custodia cautelare in carcere di Sangare.

Cosa ha detto?

L’assassino di Sharon Verzeni ha confessato di aver ucciso la donna senza un motivo. Le sue parole sono state: “Non so il perché l’ho fatto”.

Giacomo Maj, il legale che lo segue, ha riportato altri scambi avvenuti con il gip, come quando ha raccontato di essere uscito di casa con “una sensazione che non so spiegare” e che lo ha poi spinto “a voler fare del male”.

Infine dettaglio: ha detto che nei giorni prima si era esercitato con una statua. Il legale ha voluto sottolineare come nel mese trascorso tra l’omicidio e il fermo Sangare non ha mai pensato di tentare la fuga e che nei giorni successivi all’aggressione ha nascosto nell’Adda coltelli, abiti e scarpe sporchi di sangue, poi trovati dagli agenti sotto sua indicazione.

Una valutazione psichiatrica

Il legale ha parlato anche delle condizioni psicologiche e/o psichiatriche del 30enne (già denunciate dalla sorella). Secondo lui appare frastornato nella sua cella singola in carcere.

Anche le motivazioni generiche, come “sensazione” e il “voler fare del male” ma non di voler uccidere, appaiono elementi utili alla difesa.

Maj ha già confermato che l’aspetto psicologico di Sangare dovrà essere approfondito e nel caso preso in considerazione. “Non sono un medico, ma a mio avviso ha dei problemi“, ha detto.

Fonte foto: ANSA

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