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Infiltrazioni 'ndrangheta a Brescia: arresti e sequestri. La scoperta

L'operazione "Atto finale" ha fatto luce sulle infiltrazioni della 'ndrangheta a Brescia: arresti e sequestri

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Nelle prime ore del mattino di lunedì 25 ottobre, nelle province di Brescia, Milano, Reggio Calabria, Cremona e Ascoli Piceno, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia, hanno dato esecuzione, nell’ambito dell’operazione “Atto finale”, a un provvedimento cautelare personale nei confronti di 14 soggetti (dei quali 12 in carcere e 2 ai domiciliari), ritenuti contigui e inseriti in contesti di criminalità organizzata di stampo mafioso (‘ndrangheta) e gravemente indiziati, a vario titolo, di usura ed estorsione commessi con metodo mafioso.

‘Ndrangheta a Brescia: i dettagli dell’operazione “Atto finale”

Come riferito in una nota della Procura Distrettuale della Repubblica di Brescia, le indagini condotte dalla 1^ Divisione del Servizio Centrale Operativo della DAC, dalla Squadra Mobile della Questura di Brescia e dai Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Brescia, rivolte anche all’estero, hanno permesso di infliggere un duro colpo a un’importante cosca, che rappresenta un casato di ‘ndrangheta tra i più antichi e potenti della Piana di Gioia Tauro, infiltrata nel tessuto economico bresciano.

Il Comando Provinciale dei Carabinieri di Brescia ha anche eseguito un ulteriore provvedimento cautelare in carcere a carico di 2 soggetti (uno dei quali collegato anch’egli ad ambienti malavitosi di natura ‘ndranghetista), gravemente indiziati della commissione di altri fatti di estorsione commessi con le tipiche modalità mafiose.

Nello stesso contesto operativo, sono state eseguite 20 perquisizioni ed è stata sottoposta a sequestro preventivo una somma pari a 77.540,00 euro, come profitto del delitto di usura.

L’attività degli investigatori ha permesso di documentare, nonostante il periodo di lockdown, condotte intimidatorie ed estorsive, accordi e pagamenti usurari, accompagnati da pressioni e pretese economiche ai danni di imprenditori, accordi per la spartizione degli illeciti guadagni, richieste di protezione criminale e gravi situazioni di esposizione a rischio per l’incolumità individuale.

In alcuni casi, è stata provata una vera e propria vendita di denaro a condizioni usurarie a un imprenditore del Nord in difficoltà economiche, tentando di assicurarsi la certezza del rientro dell’investimento con i convincenti sistemi propri del metodo mafioso e dunque consentendo il conseguimento di fonti parassitarie di reddito.

Nel contesto sopra delineato, si inquadra anche la figura di alcuni imprenditori, in difficoltà economiche, sicuramente amplificate a causa dell’emergenza Covid-19 e del conseguente lockdown, che hanno avuto notevoli difficoltà nel rispettare gli impegni e le scadenze, causando in questo modo il “nervosismo” di alcuni indagati, che, con un intento intimidatorio, hanno inviato via WhatsApp la riproduzione fotografica delle abitazioni degli imprenditori.

Nel corso delle indagini è emerso inoltre che ulteriori soggetti, legati all’associazione di matrice ‘ndranghetista, operavano nella provincia di Brescia commettendo frodi fiscali e reati di riciclaggio e usura.

In particolare, l’attività investigativa, ancora in corso, ha consentito di confermare il radicamento e l’operatività della ‘ndrangheta nel tessuto economico del distretto bresciano, che, avvalendosi della creazione e dell’utilizzo di decine di società ‘cartiere’ italiane ed estere (messe a disposizione da soggetti gravitanti attorno al predetto sodalizio) ha assicurato un vorticoso giro di fatture false per decine di milioni di euro a vantaggio di imprese locali, riuscendo, in tal modo, ad attuare una sofisticata e pericolosa forma di ‘inquinamento’ dell’economia legale tramite l’erogazione di servizi fiscali illeciti.

Fonte foto: ANSA

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