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Infezioni alimentari, dal cibo fuori frigo alle scadenze: i consigli dell’esperto per evitare brutte sorprese

Dalle intossicazioni alle infezioni alimentari, fino alla conservazione dei cibi: i pericoli che possono nascondersi a tavola

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Eleonora Lorusso

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2001, ha esperienze in radio, tv, giornali e periodici nazionali. Conduce l’annuale Festival internazionale della Geopolitica europea. Su Virgilio Notizie si occupa di approfondimenti e interviste, in particolare su Salute, Esteri e Politica.

Massima attenzione a cosa c’è nel piatto. Uno dei casi più clamorosi nelle scorse settimane è stata la morte di un bambino italiano di appena 6 anni, a Sharm el Sheik, a causa di una infezione alimentare mentre era in vacanza con i genitori. Anche il padre è stato male. Il caso ha riportato l’attenzione sull’importanza della corretta conservazione degli alimenti, specie quando le temperature sono più elevate. L’esperto Agostino Macrì, responsabile della Sicurezza alimentare dell’Unione nazionale consumatori, fornisce alcuni consigli ai lettori di Virgilio Notizie.

Cosa sono le infezioni alimentari e a cosa sono dovute

Quali sono le principali fonti di rischio per un’infezione alimentare? “Gli alimenti sono un ottimo ‘terreno’ per lo sviluppo di microrganismi potenziali responsabili di ‘infezioni’, ma anche di intossicazioni alimentari. Si ha l’infezione alimentare quando il microrganismo penetra nel nostro organismo e provoca una malattia infettiva, come per esempio la salmonellosi. L’intossicazione è invece dovuta alla produzione di una tossina da parte di un microrganismo che contamina gli alimenti rendendoli pericolosi, come accade nel caso della tossina butulinica”, chiarisce l’esperto Agostino Macrì, responsabile della Sicurezza alimentare dell’Unione nazionale consumatori, ai microfoni di Virgilio Notizie.

Per evitare sia le une e le altre, occorre seguire alcune indicazioni e prassi corrette, specie col cibo e in estate.

Agostino Macrì, responsabile della Sicurezza alimentare dell’Unione nazionale consumatori

La corretta conservazione del cibo: temperatura e contaminazioni

“Gli alimenti nei quali si possono trovare maggiormente i microrganismi sono soprattutto quelli con elevato contenuto di acqua. Per ridurre i pericoli, quindi, è necessario conservare gli alimenti più facilmente deperibili (latte, carne, pesce, creme, ecc.) in frigorifero e, in particolare, a una temperatura tra i 4 e gli 8 gradi. È anche importante consumare i cibi subito dopo la preparazione”, consiglia Macrì.

Attenzione anche agli avanzi:Vanno riposti in frigorifero se si pensa di consumarli entro breve tempo (due tre giorni). Se, invece, si prevede di consumarli a distanza di tempo è bene congelarli nel freezer”.

Un altro consiglio utile riguarda il timore di una contaminazione: “In questo caso è utile trattare gli alimenti alla temperatura di cottura. Intorno ai 100 gradi in breve tempo i microrganismi sono uccisi. Non è consigliabile acquistare e/o consumare cibo da venditori “improvvisati” e non dotati i sistemi di conservazione adeguati” aggiunge l’esperto di sicurezza alimentare.

L’importanza delle date di scadenza: cosa fare dei cibi rimasti in frigorifero dopo le vacanze

C’è chi è in vacanza e chi invece è tornato, magari dopo aver lasciato in frigorifero qualche ‘avanzo’ o confezioni aperte. Come capire se sia il caso di conservarle o no, soprattutto con questo caldo? “Il consiglio è di buttare il cibo rimasto prima della partenza.  Ricordiamo che le date di scadenza valgono soltanto se l’alimento è conservato nella confezione integra. Il latte a lunga conservazione, ad esempio, una volta aperta la confezione deve essere consumato al più presto (uno, due giorni, ndr). Il cibo avanzato e cotto (carne, pesce, pasta, ecc.) è bene congelarlo in modo da poterlo consumare anche dopo qualche settimana. Se si lascia in frigo per diversi giorni (oltre la settimana, ndr) è prudente evitarne il consumo” spiega Macrì.

Quanto a lungo si possono conservare anche gli alimenti chiusi? (oltre la data di scadenza)

Anche in questo caso, è bene essere prudenti e soprattutto leggere attentamente le etichette: “Nel caso in cui la data di scadenza è perentoria (Da consumare entro…, ndr) è consigliabile il consumo entro la data prevista anche se la confezione è integra. Quando la scadenza è indicativa (Da consumare preferibilmente entro…, ndr) il consumo può avvenire anche a settimane o addirittura mesi di distanza purché la conservazione avvenga nelle condizioni indicate in etichetta” chiarisce l’esperto.

Pranzi e cene fuori: a cosa stare attenti

Se si pranza fuori, magari con un pranzo al sacco, a cosa stare attenti? E se invece si va cena fuori, ci sono alimenti più “rischiosi”, come il pesce crudo, ecc. Quali precauzioni? “Ricordiamo che all’aperto si possono trovare microrganismi che normalmente non si trovano nelle case. Mi sento, però, di indicare anche un altro pericolo: attenzione anche ai bracieri improvvisati e all’accensione del fuoco con alcol o addirittura benzina; le ustioni sono anche peggio delle tossinfezioni alimentari”.

Tornando al cibo e alle modalità di consumo, specie se crudo, l’esperto prosegue: “Sono in molti a essere convinti che il pesce crudo ‘abbattuto’ sia sicuro. L’unica sicurezza è l’assenza del parassita Anisakis; i virus e i batteri si conservano meglio e se il pesce è contaminato rimane pericoloso. Quindi è preferibile mangiare alimenti crudi soltanto se si è certi che le condizioni igieniche del locale siano ottimali. Infine, le persone allergiche dovrebbero sempre essere informate se nel cibo che consumano ci sono ingredienti che possono provocare danni”.

Quali sono i sintomi di una infezione alimentare?

Come capire se è una vera infezione o se è solo un malessere passeggero? Ci sono differenze? “Nella maggior parte dei casi – spiega l’esperto – le infezioni hanno carattere transitorio. La gravità dipende dal tipo di microrganismo che le ha provocate e, soprattutto, dalle condizioni di salute di chi ne viene colpito. Generalmente le persone anziane, i bambini e i portatori di malattie croniche sono più sensibili e rischiano di andare incontro a forme più severe di malattie. È comunque sempre consigliabile consultare un medico o ricorrere a un pronto soccorso. La cura fai da te non sempre funziona”.

Fonte foto: 123RF

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