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In Emilia-Romagna manca ancora il commissario, interi comuni isolati: l’intervista al sindaco di Cesena

La nomina del commissario continua a far discutere, mentre centinaia di famiglie sono ancora sfollate: l’allarme di Enzo Lattuca, sindaco di Cesena

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Federico Casanova

GIORNALISTA

Giornalista professionista, esperto di politica, economia e cronaca giudiziaria. Collabora con importanti realtà editoriali e testate giornalistiche. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia. Ha svolto il ruolo di ufficio stampa per diverse campagne elettorali locali e nazionali.

“A distanza di 15 giorni dalle alluvioni abbiamo ancora oltre 300 famiglie sfollate che sono costrette a vivere fuori dalle proprie abitazioni. Abbiamo ricevuto migliaia di segnalazioni per quanto riguarda i danni alle case e agli appartamenti, con la consapevolezza che il bilancio sia solamente provvisorio. Chiederemo al governo aiuti urgenti per permettere ai cittadini di rientrare nelle proprie residenze il prima possibile. Non possiamo resistere in questo stato ancora per molto”.

Quelle di Enzo Lattuca, sindaco di Cesena dal 2019 e presidente della provincia di Forlì-Cesena, sono parole che uniscono la disperazione e il dolore delle ultime settimane con l’orgoglio di una comunità che ancora una volta sta tendando di rialzarsi con le proprie forze. Le alluvioni che hanno devastato la Romagna tra il 16 e il 17 maggio scorsi hanno provocato la morte di 15 persone, con decine di corsi d’acqua straripati, centinaia di frane e un territorio completamente stravolto dagli smottamenti.

Intervista a Enzo Lattuca, sindaco di Cesena

Sindaco Lattuca, com’è la situazione oggi a Cesena?

“In città le cose stanno lentamente tornando alla normalità, non abbiamo più l’urgenza di spalare il fango fuori dalle case, ma le ferite sono ancora profonde. Oltre alle persone evacuate, dobbiamo fare i conti con centinaia di aziende del settore agricolo e commerciale che si ritrovano con danni incalcolabili al loro patrimonio. E poi c’è la questione dell’arco collinare completamente devastato dalle frane, è qui che gli abitanti stanno vivendo i disagi più profondi. Ci sono frazioni e piccole borgate del tutto isolate che ancora non riusciamo a raggiungere”.

L’area più colpita sembra essere quella di provincia, dove gli smottamenti hanno deformato il paesaggio. In quali condizioni si trovano gli abitanti di quelle zone?

“Il territorio è stato totalmente stravolto, ci sono zone in cui la conformazione geografica è irriconoscibile. Gli alvei dei fiumi hanno ceduto ovunque, trascinando a valle interi pezzi di collina. Stiamo parlando di una linea di circa 50 chilometri che va dal comune di Sogliano al Rubicone (al confine con la provincia di Rimini) fino a quello di Modigliana, alle porte del bolognese. Qui sono spariti interi pezzi di strada e le vie di comunicazione rimangono compromesse ancora oggi. Nella nostra provincia, osservando solo le arterie principali – escludendo quindi le vie comunali e secondarie – abbiamo contato oltre 400 frane. Ci sarà bisogno di un lavoro mastodontico per ripristinare tutto”.

Quali sono le prospettive per le aziende e le attività produttive della vostra provincia?

“Ci sono centinaia di agricoltori e allevatori che non potranno lavorare durante la stagione estiva, i loro campi sono stati devastati e le attrezzature sono inutilizzabili. Personalmente ho parlato con nuclei familiari che avevano investito decine di migliaia di euro nella semina e nella coltivazione delle piante da frutto e che ora si ritrovano con un buco economico mai visto prima”.

Quali sono le cose più urgenti che servono oggi?

“Per fortuna la risposta arrivata da tutta Italia è stata incredibile. Voglio ringraziare i volontari che hanno portato i beni di prima necessità da tutte le regioni della penisola, nessuna esclusa. Al momento dunque questo aspetto è stato in parte risolto. Ora però necessitiamo di altro. Parlo di competenze tecniche – geologi e ingegneri – che possano fare le prime valutazioni e impostare i primi interventi per ripristinare la viabilità delle strade, laddove possibile. E poi servono specialisti ancora più esperti per riprogettare e ridisegnare i passi e i valichi che sono stati interrotti”.

Le famiglie sfollate entro quando potranno rientrare nelle loro case?

“Questa è la seconda urgenza che stiamo affrontando, ossia quella di indirizzare tutte le risorse possibili per permettere ai cittadini di tornare nelle abitazioni in una condizione di sicurezza. Per gli sfollati a contatto con acqua e fango c’è il rischio di contrarre infezioni gravi di tetano, stiamo vaccinando tutti ma la situazione rimane precaria. Voglio lanciare un messaggio chiaro alla regione e al governo: non possiamo pensare di mantenere la gente fuori dalle case ancora a lungo, ci vogliono soldi che vengano messi subito a disposizione per questo scopo.”.

Le visite dei politici in Romagna e gli aiuti stanziati dal governo

Come sta andando il rapporto con le istituzioni locali e nazionali?

“Con la regione il contatto è strettissimo. Con i tecnici, gli assessori e il presidente Stefano Bonaccini ci sentiamo anche 2 o 3 volte al giorno. Nelle scorse ore è venuto il capo dello Stato Sergio Mattarella, nei giorni prima era arrivata la premier Giorgia Meloni e aveva accompagnato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Infine, proprio ieri sono venuti il ministro Matteo Piantedosi e il viceministro Galeazzo Bignami. Nessuno di loro ha voluto fare passerelle, tutti si sono messi a disposizione ascoltando le nostre necessità”.

Nel frattempo il governo ha stanziato i primi 2 miliardi di euro di aiuti. Crede che siano sufficienti per affrontare questa prima fase?

“Aspettiamo che il decreto venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Questi primi soldi, recuperati dal governo in pochi giorni, sono un segnale importante. Il problema è che buona parte delle risorse sono orientate verso ambiti importanti ma non essenziali: penso ai contributi per lo sviluppo dell’export, che in questo momento non rappresenta la priorità per i cittadini sfollati e le imprese danneggiate”.

La nomina del commissario straordinario

Come sindaci e amministratori della Romagna siete stati convocati a Palazzo Chigi per il prossimo 7 giugno. Cosa chiederete all’esecutivo?

“Di sbloccare subito gli aiuti da destinare alle famiglie, farle rientrare nelle abitazioni è il primo passo per permettere la ripartenza del nostro territorio. E poi – lo ripeto perché è un aspetto fondamentale – ci vogliono risorse disponibili nell’immediato per ripristinare la viabilità in collina, perché non possiamo mantenere intere comunità isolate per mesi. Chiaramente non saranno interventi definitivi, ma oggi è questa la nostra richiesta più urgente nei confronti del governo, altrimenti rischiamo il completo spopolamento di queste aree nel giro di poche settimane”.

Tra maggioranza e opposizioni si è aperta una polemica sulla nomina del commissario straordinario all’emergenza. Lei chi ritiene possa essere il profilo più adatto per ricoprire questo incarico?

“Partiamo da una certezza: il commissario ci vuole, dovrà avere pieni poteri per intervenire subito laddove necessario e dovrà governare un percorso molto articolato in tempi brevi. Noi auspichiamo che la struttura commissariale sia vicina ai problemi delle persone, conosca il territorio e sia in contatto stretto e quotidiano con le amministrazioni locali. Da questo punto di vista, per noi il presidente Stefano Bonaccini rappresenterebbe una garanzia. Non spetta a noi decidere, ma quello che ci spaventa è che possa essere imposta una scelta calata dall’alto senza che ci sia una consapevolezza della situazione che invece risulta indispensabile”.

Fonte foto: ANSA

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