Il Governo Meloni taglia fondi Pnrr per dissesto idrogeologico: appelli di Mattarella e Musumeci inascoltati
Il Governo Meloni decide di tagliare fondi Pnrr anche sul dissesto idrogeologico nonostante la crisi climatica: inascoltati Mattarella e Musumeci
Inascoltato. A poche ore dall’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia del Ventaglio, che ha messo l’attenzione sull’emergenza climatica, il Governo Meloni – attraverso il suo ministro Raffaele Fitto, comunica un taglio di quasi 16 miliardi di euro di 9 progetti del Pnrr. Tra questi, 1,2 miliardi di euro previsti per la gestione dei rischi di alluvione e idrogeologici. Ma l’Esecutivo riesce ad andare anche contro un suo ministro, quello per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, quindi contro se stesso: “Questi eventi calamitosi devono invitare Governo e Parlamento aduna serena riflessione. Al netto di ogni sciocco negazionismo bisogna finalmente prendere atto che questa nazione fragile e vulnerabile ha bisogno di una buona cura per poter essere nelle condizioni di affrontare eventi che sarebbe improprio, se non errato, considerare ancora eccezionali“. Tutto questo mentre il collega Fitto tagliava 1,2 miliardi di euro destinati al dissesto idrogeologico.
- Cosa ha detto Sergio Mattarella
- Cosa ha detto il ministro Nello Musumeci
- Cosa ha detto il ministro Raffaele Fitto
- Cosa ha definanziato il Governo
- Perché ci sono stati i tagli
- La reazione dell'opposizione
- La reazione dei Comuni
Cosa ha detto Sergio Mattarella
Poche ore prima dell’annuncio di Raffaele Fitto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva rivolto un appello alla politica: “In questo periodo l’Italia ha vissuto eventi terribili, legati, palesemente, alle conseguenze del cambiamento climatico. Di fronte alle drammatiche immagini di quel che è accaduto, al Nord, come al Centro, come nel Meridione, tante discussioni sulla fondatezza dei rischi, sul livello dell’allarme, sul grado di preoccupazione che è giusto avere per la realtà che stiamo sperimentando, appaiono sorprendenti”.
E ancora: “Occorre assumere la piena consapevolezza che siamo in ritardo. Bisogna agire da una parte cercando di incrementare l’impegno a salvaguardia dell’ambiente e per combattere le cause del cambiamento climatico (…); dall’altra è necessario operare per contenere già oggi gli effetti dirompenti di questi cambiamenti, predisponendo strumenti nuovi e modalità di protezione dei territori, che consentano di prevenire e attenuare gli effetti dei fenomeni che si verificano sempre più di frequente”.
Cosa ha detto il ministro Nello Musumeci
A poche ore di distanza dall’intervento di Sergio Mattarella – e più o meno contemporaneamente alla conferenza stampa di Fitto – è arrivata l’informativa alla Camera di Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le politiche del mare.
Nel suo discorso ha sottolineato che “questi eventi ulteriori calamitosi devono invitare Governo e Parlamento a una serena riflessione. Io credo che non serva in questo momento fare la conta delle cose che potevano essere fatte dai Governi di centrosinistra nei passati 11 anni o di quel che poteva esser fatto dal nuovo Governo in questi ultimi 9 mesi. Sarebbe un esercizio facile ma sterile. Io credo che al netto di ogni sciocco negazionismo bisogna prendere atto che questa nazione fragile e vulnerabile ha bisogno di una buona cura per essere nelle condizioni di affrontare eventi che sarebbe improprio ed errato considerare ancora eccezionali”.
E ancora: “Ormai la tropicalizzazione ha investito territori nazionali e sappiamo di dover fare i conti con questa realtà”.
Cosa ha detto il ministro Raffaele Fitto
L’Esecutivo ha tagliato 9 progetti, dal valore complessivo di 15,9 miliardi di euro, riscrivendo il Piano nazionale ripresa resilienza (Pnrr) attraverso una proposta da presentare all’Unione europea. Il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr del Governo Meloni, Raffaele Fitto, ha assicurato che sarranno recuperati con altre fonti. Fra le misure rinviate, i fondi per il rischio idrogeologico e quelli destinati ai Comuni.
Nella revisione del Pnrr che sarà sottoposta alla commissione Ue sono previste, ha spiegato il ministro Fitto, “misure che si propone di definanziare dal Pnrr e di salvaguardare attraverso la copertura con altre fonti di finanziamento, come il piano nazionale complementare al Pnrr e i fondi delle politiche di coesione. Si tratta di 9 misure per un ammontare di 15 miliardi e 890 milioni di euro” che “saranno rifinanziate nell’ambito della riprogrammazione”.
“Non stiamo eliminando nessun intervento, li stiamo eliminando come proposte dal Pnrr per ricollocarli. La differenza è se spendere dei progetti entro il 2026 oppure, dal momento che ci accorgiamo che non è possibile farlo, spostarli sulla coesione, con termine entro il 31 dicembre 2029, oppure in una tempistica sempre rapida che però non ha una data, penso al Fondo di sviluppo e coesione. Vogliamo mettere insieme i tre livelli di progettazione esattamente per questa ragione. Non stiamo definanziando nulla, ma stiamo mettendo in salvaguardia gli interventi che rischiano di non essere spesi all’interno del Pnrr e/o rendicontati, o addirittura non ammissibili”.
Cosa ha definanziato il Governo
Come riassunto dal quotidiano Domani, Fitto ha presentato un dossier di 152 pagine in cui ha spiegato le modifiche apportate al Pnrr.
Sono stati eliminati:
- interventi di valorizzazione del territorio e di efficientamento energetico dei comuni per 6 miliardi di euro;
- interventi di rigenerazione urbana per 3,3 miliardi di euro;
- piani urbani integrati per 2,5 miliardi di euro;
- 1,2 miliardi di euro per la gestione dei rischi di alluvione e idrogeologici;
- 725 milioni di euro per servizi e infrastrutture sociali;
- poco più di un miliardo per la valorizzazione dei beni confiscati, verde urbano e promozione di impianti innovativi.
Inoltre, sarà chiesto anche di ritardare gli adempimenti, con uno slittamento di 15 mesi per la riduzione dei tempi di pagamento della Pubblica amministrazione (che entro fine anno avrebbe dovuto liquidare sempre le proprie fatture in 30 giorni) e un rinvio anche per la riduzione degli arretrati dei tribunali.
Tra gli interventi tagliati dal Pnrr ci sono la ferrovia Roma-Pescara e i due lotti della Palermo-Catania: il Ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini avrebbe precisato che la Roma-Pescara riceverà finanziamenti alternativi e che la scelta di rimodulare i finanziamenti sarebbe figlia della situazione ereditata dal Governo Draghi.
Perché ci sono stati i tagli
Il motivo dei tagli è essenzialmente uno: la difficoltà di chiudere i progetti coi fondi del Pnrr nei tempi previsti.
In caso contrario, infatti, la Commissione europea è tenuta a revocare i fondi stessi.
Lo ha detto lo stesso ministro Fitto, parlando di “difficoltà di rendicontazione e ammissibilità” e di “difficoltà evidente di completare al 100% i lavori entro il 30 giugno 2026”, con il rischio quindi di vedersi revocare i finanziamenti e di doverli pagare attraverso il bilancio statale.
La reazione dell’opposizione
Immediata la reazione dell’opposizione, dal Pd al M5S, fino al Terzo Polo.
Tanti esponenti politici si sono scagliati contro il Governo mettendo in luce lo spostamento dei fondi per il dissesto idrogeologico, soprattutto dopo mesi in cui si sono alternate alluvioni, trombe d’aria, grandinate e incendi.
Per Anna Ascani (Pd), è “una scelta miope e gravissima“, mentre per i deputati del M5S della commissione Ambiente c’è un “Governo in totale cortocircuito sulle tematiche ambientali e climatiche”, dopo che il ministro Nello Musumeci era intervenuto in aula sui rischi idrogeologici del Paese.
“L’Italia non è governata”, hanno rincarato la dose le senatrici del Gruppo Azione-Italia Viva Silvia Fregolent e Raffaella Paita.
La reazione dei Comuni
Ancora più pesante la reazione dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) presieduta dal sindaco di Bari, Antonio Decaro, rimasto “colpito” dallo spostamento dei “13 miliardi di euro di fondi Pnrr che erano stati assegnati ai Comuni”.