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POLITICA ESTERA

Il caso Ilaria Salis inguaia Manuel Jacoangeli, l'ambasciatore italiano a Budapest nel mirino del Governo

Manuel Jacoangeli, ambasciatore italiano in Ungheria, avrebbe ricevuto diverse critiche dal Governo Meloni per la gestione del caso Ilaria Salis

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Alberto Cantoni

GIORNALISTA

Giornalista professionista. Scrive di cronaca e attualità, ma le passioni più grandi sono la tecnologia e l’innovazione. Dopo una laurea in Comunicazione e un master in Giornalismo muove i primi passi nelle redazioni di alcune testate nazionali tra Milano e Roma. Attualmente collabora con diverse realtà editoriali.

Il caso Ilaria Salis, la militante antifascista apparsa con manette a polsi e caviglie in un’aula del tribunale di Budapest, coinvolge anche Manuel Jacoangeli, ambasciatore italiano in Ungheria. L’uomo è infatti diventato il bersaglio di diverse critiche provenienti dai vertici del Governo Meloni.

Chi è Manuel Jacoangeli, ambasciatore italiano in Ungheria

La carriera di Jacoangeli si è sviluppata tra Bruxelles, Lubiana, il Consiglio d’Europa e il ministero degli Esteri.

Il diplomatico è stato anche consigliere di alcuni ministri: prima all’Istruzione con Valeria Fedeli, poi alla Salute con Giulia Grillo (M5s).

Ilaria Salis è comparsa in aula a Budapest in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti

Resterà al dicastero della Salute anche all’arrivo di Roberto Speranza, ma solo per 9 mesi. Nel  giugno 2021 il governo di Mario Draghi lo nomina infatti ambasciatore d’Ungheria.

L’inizio del caso Ilaria Salis

Il caso Ilaria Salis inizia un anno fa, l’11 febbraio 2023. La vicenda, tuttavia, resta sconosciuta al pubblico per diversi mesi, fino a un recente articolo pubblicato su Repubblica.

Come spiegato dal quotidiano diretto da Maurizio Molinari, fino a quel momento gli unici a conoscere nel dettaglio la vicenda sono i funzionari dell’ambasciata italiana in Ungheria e i loro interlocutori istituzionali alla Farnesina.

Stando alle ultime ricostruzioni delle fonti di Governo e diplomatiche, non sarebbe stato l’ambasciatore a maneggiare personalmente il dossier.

A farlo erano alcuni suoi sottoposti a Budapest, impegnati nell’iter giudiziario seguito all’arresto della ragazza. Sarebbero stati loro, ad esempio, a fornire supporto per consentire i contatti su Skype tra la detenuta e i familiari.

Jacoangeli e il mancato intervento diretto

Sempre stando a Repubblica, nel linguaggio diplomatico solo l’intervento diretto dell’ambasciatore permette a un caso di essere considerato “politico”, attirando più facilmente l’attenzione del governo. Viceversa, viene valutato come tecnico.

La detenzione di Salis, tuttavia, presentava fin dall’inizio elementi delicati: i rapporti tra Italia e Ungheria, dunque tra Orbán Meloni.

Riguardava inoltre Budapest, finita spesso nel mirino di Bruxelles a causa delle violazioni dello stato di diritto.

La reazione di Tajani e del governo Meloni

La reazione di Jacoangeli sarebbe stata lenta e troppo cauta: l’ambasciatore non avrebbe individuato la delicatezza politica del caso.

Doppio l’exploit mediatico del caso, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha telefonato personalmente all’ambasciatore.

Palazzo Chigi, invece, avrebbe mantenuto un profilo bassissimo, spinto soprattutto dalla necessità di preservare il rapporto con Orbán. Almeno fino alla telefonata di martedì 30 gennaio di Giorgia Meloni a Viktor Orbán.

Fonte foto: ANSA/governo.it

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