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"Ho le prove su Emanuela Orlandi", mail anonima inviata al Tgr Lazio e al Fatto Quotidiano: cosa c'è scritto

Una mail anonima inviata al Fatto Quotidiano e al Tgr Lazio alimenta il mistero su Emanuela Orlandi: "Ho le prove documentali", di cosa si tratta

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

Una mail anonima inviata alle redazioni de ‘Il Fatto Quotidiano’ e ‘Tgr Lazio’ getta un nuovo alone di mistero, l’ennesimo, sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. La novità arriva pochissime ore dopo il sit-in tenutosi sabato 22 giugno in piazza Cavour a Roma, dove Pietro Orlandi ha radunato i suoi sostenitori proprio nel punto della Città Eterna in cui sua sorella, esattamente 41 anni fa, avrebbe dovuto raggiungere la più piccola della famiglia Maria Cristina dopo la lezione di musica. “Ho le prove che la ragazza non è stata fermata da uno sconosciuto mentre si recava a scuola”, recita l’anonimo che si mette a disposizione per produrre più elementi.

La mail anonima inviata al Fatto Quotidiano e Tgr Lazio

Il 23 giugno 2024, 41 anni e un giorno dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, una mail anonima ha allertato le redazioni de ‘Il Fatto Quotidiano’ e ‘Tgr Lazio’. Nel messaggio, un anonimo mittente sostiene di aver studiato il caso per due anni e di aver raccolto prove sufficienti per ricostruire le dinamiche di quel maledetto giorno in cui si persero le tracce della 15enne cittadina vaticana.

Nello specifico, l’ignoto fa riferimento proprio all’edificio in cui aveva sede la scuola di musica Da Victoria. Quel giorno, ricordiamo, Emanuela Orlandi aveva seguito le sue lezioni e intorno alle 18:45 telefonò alla sua famiglia per comunicare che un uomo l’aveva avvicinata per proporle un lavoro di volantinaggio per la Avon, la nota azienda di cosmetici.

“Ho le prove su Emanuela Orlandi”, queste le parole ricevute dalle redazioni del Fatto Quotidiano e di Tgr Lazio in una mail anonima

Nella mail, leggiamo:

Dopo circa 2 anni di ricerche, ho le prove che la ragazza non è stata fermata da uno sconosciuto mentre si recava a scuola. Al contrario, la ragazza, dopo essere entrata a scuola, ha lasciato momentaneamente l’edificio per incontrare qualcuno che conosceva molto bene. Ho le prove documentali di quello che dico, e posso eventualmente metterle a vostra disposizione.

‘Il Fatto Quotidiano’ scrive di aver sollecitato il misterioso interlocutore a fornire le prove di cui fa riferimento, ma momentaneamente l’anonimo non ha risposto.

Le ultime dichiarazioni di Pietro Orlandi

Come detto in apertura, sabato 22 giugno Pietro Orlandi ha convocato i suoi sostenitori in piazza Cavour, a Roma, per ricordare il giorno in cui sua sorella Emanuela scomparve nel nulla. Al gruppo di persone presenti di fronte al Palazzaccio, Orlandi ha fatto due importanti rivelazioni.

La prima riguarda il cardinale Ugo Poletti, che secondo Pietro Orlandi avrebbe avuto un ruolo nella scomparsa di Emanuela. Di più: sarebbe stato Poletti a “gestire la situazione di Emanuela”, e quest’ultima – ricorda Pietro – lo conosceva bene dal momento che spesso si intrattenevano a parlare a Sant’Apollinare.

Ancora, nella stessa giornata commemorativa Pietro Orlandi ha tirato fuori un nome mai entrato nella vicenda: Stefano Soderini, a capo di un gruppo dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari), la cui voce – secondo la Procura – potrebbe corrispondere a uno dei tanti telefonisti che dopo il rapimento si misero in contatto con casa Orlandi. Cosa collega Poletti a Soderini? Pietro Orlandi lo ha spiegato in piazza Cavour: “Non a caso sulla sua agenda personale hanno trovato il numero di Poletti”.

La pista di Londra

Infine, Pietro Orlandi ha sottolineato più volte la sua convinzione sull’attendibilità della pista di Londra: tempo fa, infatti, il fratello di Emanuela è stato contattato da un utente misterioso che scriveva dal dark web e che gli avrebbe fornito documenti inediti che proverebbero che sua sorella, dopo la scomparsa, sarebbe stata tenuta prigioniera in un appartamento in prossimità di un convento gestito da padri Scalabriniani.

L’uomo si presentava come parte attiva nella sparizione di Emanuela, una sorta di carceriere ma che non sarebbe mai entrato in contatto diretto con la vittima. Egli stesso affermava di aver frequentato sia i Nar che la malavita romana e che Emanuela sarebbe stata scelta per dei “festini” in cui “loro, il Vaticano, erano i ricattati”.

Fonte foto: ANSA

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