Emanuela Orlandi, torna la pista di Londra: il fratello ha contatti con una persona con "documenti inediti"
Dopo le ultime rivelazioni del fratello Pietro, si riaccendono i riflettori sulla pista londinese relativa alla scomparsa di Emanuela Orlandi
Pietro, il fratello di Emanuela Orlandi, ha dichiarato di essere in contatto con una persona informata sulla vicenda della sorella, scomparsa a Roma quasi 40 anni fa, il 22 giugno 1983, quando aveva solo 15 anni. Potrebbe riaprirsi la pista londinese.
- Cosa ha dichiarato Pietro, fratello di Emanuela Orlandi: nuovi documenti
- La pista inglese dell'ex 007: Emanuela Orlandi in manicomio a Londra
- Mezzo miliardo dal Vaticano per pagare vitto e alloggio alla ragazza
- L'epilogo della scomparsa di Emanuela Orlandi per la pista di Londra
Cosa ha dichiarato Pietro, fratello di Emanuela Orlandi: nuovi documenti
Pietro Orlandi ha dichiarato che la fonte anonima avrebbe informazioni “interessanti” riguardo la scomparsa di Emanuela.
“Sto lavorando su un contatto con una persona, mi sto fidando ma ci sto andando con i piedi di piombo, perché mi dice delle cose che sto valutando alle quali credo”, avrebbe dichiarato, come riporta TgCom, alla stampa estera.
“Mi ha fornito documenti inediti che sono legati alle situazioni di Londra, e che vanno presi in un certo modo”. Il fratello di Emanuela approfondirli, perché potrebbero essere interessanti”.
La pista inglese dell’ex 007: Emanuela Orlandi in manicomio a Londra
Della capitale britannica aveva parlato per la prima volta un presunto ex agente segreto del Sismi, noto come Lupo Solitario, che aveva dichiarato nel 2011 che “Emanuela Orlandi è viva e si trova in un manicomio in Inghilterra, nel centro di Londra”.
Manifestazione a Roma per chiedere verità per Emanuela Orlandi.
Aveva detto anche che la donna “è sempre stata sedata” e sempre in compagnia di due medici e di quattro infermieri che si sarebbero occupati 24 ore su 24 di lei.
Mezzo miliardo dal Vaticano per pagare vitto e alloggio alla ragazza
Alcuni anni più tardi, nel 2017, il giornalista Emiliano Fittipaldi aveva pubblicato sull’Espresso un documento inedito dove si tornava a parlare di Londra.
Secondo quanto ricostruito dal cronista, il Vaticano avrebbe sborsato 483 milioni di lire per allontanare Emanuela Orlandi dall’Italia.
Nel documento di accompagnamento a una serie di fatture e da un lungo carteggio di circa 200 pagine della Segreteria di Stato della Santa Sede, emergerebbero spese sostenute dal 1983 al 1997.
In questo scenario, il Vaticano avrebbe trovato la 15enne rapita e avrebbe deciso di trasferirla a Londra in ostelli femminili, pagandole per 14 anni rette, vitto e alloggio, spese mediche e spostamenti.
L’epilogo della scomparsa di Emanuela Orlandi per la pista di Londra
Nel 1997 ci sarebbe stato il disbrigo delle “pratiche finali“. Emanuela Orlandi sarebbe morta quell’anno, per essere poi sepolta nel Cimitero Teutonico di Roma, un’area controllata dal Vaticano, e successivamente cremata per farne sparire le tracce.
A conferma di questa teoria ci sono altri documenti ritrovati dalla giornalista Maria Giovanna Maglie, che nel 2022 ha pubblicato il libro “Addio Emanuela”.
Nel volume si ripercorre la pista inglese, con la 15enne tenuta per decenni nell’ostello delle studentesse dei padri scalabriniani di Londra, dove sarebbe morta anni dopo.