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Giornata mondiale contro il cancro, aumentano le diagnosi di tumore: a che punto siamo in Italia

In occasione della Giornata mondiale contro il Cancro, la fotografia dell’Associazione italiana di oncologia medica: l’intervista a Saverio Cinieri

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Eleonora Lorusso

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2001, ha esperienze in radio, tv, giornali e periodici nazionali. Conduce l’annuale Festival internazionale della Geopolitica europea. Su Virgilio Notizie si occupa di approfondimenti e interviste, in particolare su Salute, Esteri e Politica.

Calano gli screening, aumentano le diagnosi di tumore. Sono i primi dati che emergono dalla XII edizione del volume ‘I numeri del cancro in Italia’, curato dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), con la collaborazione anche di Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum), Fondazione Aiom, Osservatorio nazionale screening (Ons), Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia (Passi), Passi d’argento e Società italiana di anatomia patologica e di citologia diagnostica (Siapec-Iap).

I risultati indicano che nel 2022 si sono contate 390.700 diagnosi di tumore, ossia 14.100 in più rispetto al 2020.

Si tratta di numeri legati al periodo della pandemia da Covid, ma anche agli stili di vita. A fare il punto sulla situazione, ai microfoni di Virgilio Notizie, è Saverio Cinieri, presidente di Aiom.

Perché le diagnosi di tumore sono aumentate negli ultimi due anni?

“I numeri emersi dal report indicano un aumento di diagnosi, che non è correlato tanto agli screening quanto agli stili di vita. La pandemia ha pesato, ma soprattutto perché durante il lockdown e nei periodi successivi di ondate Covid (a proposito, secondo Bassetti l’Italia sta per fare i conti con altre due: Kraken e Orthrus, ndr), si è trascorso più tempo a casa: in particolare, si è mangiato di più, si è fumato di più e si è fatta meno attività fisica. A ciò si aggiunga che rispetto al passato oggi siamo in grado di fare diagnosi più precise sulle cause di morte, mentre in passato non si era in grado di attribuire alcuni decessi al cancro”, spiega Cinieri.

La pandemia ha pesato sulle abitudini della popolazione: il 33% è sovrappeso, il 10% è obeso, il 31% è sedentario…

“Esatto. Il problema riguarda tutto il mondo occidentale, anche se stiamo assistendo a un aumento dei tumori sostanziali, soprattutto in Africa e in Asia, tanto che la prossima potrebbe essere una pandemia da tumore. Certo, questo è frutto di una migliorata capacità diagnostica, specie nel continente asiatico: il Paese nel quale si prevede che nel 2023 si abbia un incremento maggiore è la Cina. Il problema in occidente, invece, ha proprio a che fare con lo stile di vita”, spiega il presidente di Aiom.

Il 24% degli italiani continua a fumare, ma ci sono stati progressi nelle terapie e nelle probabilità di sopravvivenza?

“Sì, questo è l’aspetto positivo da sottolineare. Se analizziamo la popolazione italiana, il 5% ha avuto una diagnosi di tumore ed è guarita, ma l’indice di sopravvivenza è aumentato – spiega l’esperto -. Questo significa che abbiamo migliorato sia l’approccio diagnostico che quello terapeutico. Contemporaneamente sottolineerei che è aumentata la capacità di cronicizzare la malattia: significa che è cresciuta la possibilità di convivere con una diagnosi di cancro. Questo, purtroppo, non accade sempre, ma credo che ci arriveremo, grazie anche alle nuove metodiche terapeutiche”.

Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom)

Si sente parlare sempre più spesso di medicina personalizzata e monoclonali: si sta lavorando su questo?

“Sì, è cambiato l’approccio. In passato si procedeva con la chemioterapia, che comunque non abbiamo abbandonato, che uccide le cellule. L’effetto collaterale passa dalla caduta dei capelli a una fragilità immunitaria, perché è una terapia aspecifica. Grazie alla sempre maggiore conoscenza del genoma umano è diventato più facile individuare un oncogene, un gene alterato. Un esempio classico è quello del cancro alla mammella: per l’alterazione più diffusa, che riguarda il 15% delle donne, abbiamo molti farmaci specifici – spiega ancora Cinieri –. Gli anticorpi specifici entrano di fatto nella cellula e nel suo nucleo, con un chemioterapico: questo sarebbe molto tossico se fosse somministrato in modo generalizzato, ma all’interno della cellula alterata agiscono in modo mirato. Si tratta dei cosiddetti anticorpi citotossici alterati, gli stessi alla base dei vaccini anti-Covid a Rna, nati sulla scia delle ricerche sul cancro”.

Fonte foto: 123RF

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