Formigoni cambia rotta sul processo: la confessione

Dopo 7 anni di processo, dei quali 5 mesi passati in carcere, l’ex presidente della Lombardia Roberto Formigoni confessa le sue responsabilità nel caso di corruzione che lo vede coinvolto in prima persona.

“Comprendo il disvalore dei miei comportamenti” avrebbe dichiarato il politico, ripreso da Il Corriere della Sera, davanti al collegio presieduto da Giovanna Di Rosa, del quale fanno parte il giudice Gaetano La Rocca e due esperte. Durante l’udienza, Formigoni insieme ai suoi legali avrebbe chiesto i domiciliari, opzione riservata ai detenuti che hanno più di 70 anni, ma che per la legge “Spazzacorrotti” non sarebbe applicabile nel suo caso. Una legge che i suoi legali sperano di aggirare, puntando al fatto che i reati sono stati compiuti prima dell’entrata in vigore della legge.

Il sostituto procuratore generale Nicola Balice dice no alla questione della difesa, ma apre alla richiesta di “collaborazione impossibile”, che permetterebbe di concedere i benefici penitenziari anche ai condannati per reati di mafia o di terrorismo quando viene accertato che questi non possano più fornire testimonianze utili al processo.

In aula, Formigoni dice di aver riflettuto molto dal 22 febbraio di questo anno, giorno in cui è entrato in carcere. “Oggi comprendo che avrei fatto meglio a farmi interrogare“, ammette l’ex presidente, spiegando che ha deciso di parlare spontaneamente per evitare che le domande dell’accusa e delle difese frammentino il suo ragionamento. “Mi conformo alla sentenza” dichiara, aggiungendo che però non potrà restituire i soldi guadagnati con i reati. “Sono povero” dice Formigoni, e ricorda come tutti i suoi beni siano stati sequestrati, incluso il vitalizio che gli versava la Regione Lombardia dopo 18 anni continui di presidenza. Nega anche tutte le voci su ipotetici conti esteri e società in paradisi fiscali, affermando di non saperne nulla.